“Dovremmo monetizzare questo nostro grande amore”, canta Niccolò Contessa de I Cani nella prima traccia dell’album Aurora. “Tu immagina i bond, di questo nostro grande amore”, prosegue. Era gennaio del 2016 e nessuno aveva mai sentito nominare la crasi Ferragnez.

Lo stesso anno, qualche mese dopo, usciva Vorrei ma non posto, di Fedez e J-Ax, la canzone contiene un verso importante: “Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vuitton”; galeotta fu la strofa, leggenda narra che da quelle parole nacque il primo contatto tra i due futuri sposi. Il cane di Chiara Ferragni, la Mati, non c’è più, il grande amore, presto monetizzato, spremuto, raccontato, condiviso, postato, documentato, a quanto pare neppure.

Il cimitero dei cuori infranti

Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi ultimi anni è che le dicerie, purtroppo, sono quasi sempre vere. E se come diceva Leoluca Orlando il sospetto è l’anticamera della verità, forse potremmo dire che il titolone su Dagospia è l’anticamera del disastro sentimentale.

Francesco Totti e Ilary Blasi, Sonia Bruganelli e Paolo Bonolis, Belen Rodriguez e il triangolo con Stefano De Martino e Alessia Marcuzzi, siamo di fronte a un cimitero di cuori infranti, un Kramer contro Kramer che si rimbalza da una coppia famosa all’altra con la velocità con cui i supermercati passano dai pandori alle colombe pasquali – non c’è nessuna allusione a fatti recenti nella scelta di questa metafora, lo giuro.

Da che parte stare

La notizia della presunta rottura tra i Ferragnez, che tornano a essere scomodamente Ferragni e Fedez, è nei titoli di testa dell’edizione delle 13.30 del TG1, il giorno 22 febbraio 2024. Non c’è bisogno di sottolineare quanto sia allucinante tutto ciò, considerato quello che succede attorno a noi nel frattempo, ma ogni tentativo di ridimensionamento sarebbe vano.

È il trending topic bellezza, e uno scoglio non ha mai arginato il mare del content. Ora però, se davvero di separazione si tratta, se davvero Fedez ha abbandonato il castello di CityLife per non farvi ritorno, e se davvero Ferragni trasformerà Che tempo che fa in una puntata di Verissimo raccontando la sua verità domenica sera – in fin dei conti a Fazio è già arrivato l’invito da Mediaset, potrebbero essere le prove generali – noi umili utenti, divoratori di notizie inutili, fruitori di stories, haters o fan, ci troviamo di fronte a una scelta.

Da che parte stiamo? Per chi tifiamo? Con quale bandiera ci scanniamo su Twitter? Difficile, mala tempora currunt, sed peiora parantur, o postantur.

Un anno orribile

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Facciamo un passo indietro. Questo è stato, senza ombra di dubbio, l’annus horribilis dei Ferragnez, motivo per cui l’epilogo, definitivo o provvisorio che sia, non arriva proprio in modo inaspettato. Le mani di lei senza anelli nuziali, lui che mentre si fa beatamente blastare – così si dice in gergo tecnico – da Marco Travaglio in una puntata di Muschio Selvaggio non la difende, nemmeno di fronte alle parole «Selvaggia Lucarelli ha trasformato tua moglie in Wanna Marchi».

Il familismo amorale tipico del clan Ferragnez, pronto a difendersi in ogni polemica, dal lancio delle lattughe al Carrefour ai post dedicati alla Sicilia mentre l’isola brucia per autocombustione, vacilla, e con lui la credibilità del matrimonio.

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Una corte fatta di hype

Tirare in ballo la cara vecchia hybris sarebbe banale, ma forse situazioni complesse richiedono spiegazioni semplici. Dal Sanremo del 2023 in poi, Chiara Ferragni ha iniziato la sua discesa supersonica negli inferi della cancellazione, proprio un attimo dopo aver raggiunto l’apice, la consacrazione generalista: non più solo la tizia del blog di moda, né quella che «Non ho capito che lavoro fa la Ferragni».

Chiara Ferragni è una donna da prima serata di Rai1, ma tutta questa attenzione le si rivolta contro. Dal canto suo, Fedez monopolizza Sanremo con il suo podcast, fino a diventare una presenza ingombrante al punto da farsi lasciare persino dal suo più grande socio, Luis Sal, vero genio creativo dietro all’operazione Muschio. «Dillo alla mamma, dillo all’avvocato» è l’inno dell’estate 2023, il grido di liberazione diventa presto meme d’Italia.

E qua arriviamo al punto. Da un lato abbiamo la ex bocconiana fotografata ai raduni di Forza Italia, la Diavoletta87 che si trasforma in “Ciao guys”, The Blonde Salad, colei che si scrive le letterine da sola, mamma perfetta di due bambini perfetti, imprenditrice digitale e orgoglio made in Italy che crolla sotto al peso della sua tracotanza.

I pandori maledetti, le donazioni fasulle, i brand che si ritirano, le note dei suoi avvocati che ricordano che se Gesù ha trasformato l’acqua in vino, lei ha trasformato una bottiglietta d’acqua in un prodotto da 8 euro. Dall’altro abbiamo Federico Lucia, il personaggio televisivo, musicale, instagrammale che litiga con tutti e che si fa lasciare da tutti. Rovazzi, J-Ax, Luis, Morgan: la vita pubblica di Fedez è costellata di bisticci epocali, la sua corte si nutre di hype, e come una vedova nera spietata, quando l’hype è sceso il partner è divorato.

Monetizzare la fine

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Difficile scegliere da che parte stare, ma del resto era piuttosto arduo sceglierlo già durante la visione della serie Prime I Ferragnez, quando la sala del terapeuta di coppia si trasformava in un'esterna di Uomini e Donne. C’è la versione pro-Ferragni, la donna abbandonata nel momento del bisogno, quando tutti hanno cominciato a voltarle le spalle anche il marito ha seguito a ruota.

C’è la versione pro-Fedez, troppo complicato avere a che fare con una moglie così egoriferita e fagocitante. Per la terza via e per chi, come me, trova praticamente impossibile scegliere il male minore in questo grande romanzo popolare che è la vita di coppia dei Ferragnez, ci potrebbe essere d’ispirazione la storia risorgimentale italiana: appelliamoci a quel non expedit promosso dalla Santa Sede. Ci si può sempre astenere.

“Dovremmo monetizzare questo nostro grande amore”, diceva Contessa, e chissà che succede quando si monetizza la sua fine.

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