l’immortale

La notizia della morte del cinema è fortemente esagerata

 

  • Quentin Tarantino a Cannes nel 2014 dichiarò: «Oggi il cinema, almeno come lo intendevo io, è morto. Il digitale è la morte del cinema». Dopo un anno di pandemia, alla Festa del cinema di Roma, ha cambiato posizione: «Questo è da vedere, attualmente nessuno può dirlo (che il cinema sia morto)».
  • Invece Cronenberg pensa che «il cinema è morto e a me non importa un granché, anzi, la cosa mi diverte… non vado in sala da anni per non dover subire la pubblicità».
  • Già da queste affermazioni si può dedurre che il cinema stia vivendo una importantissima trasformazione che ci conduce verso una nuova fase della sua storia.

 

Davvero il cinema è morto? La mia personale premessa è che non lo sia affatto, anzi. A margine dell’ultimo festival di Venezia Daniele Ciprì ha rilanciato la polemica: «Ci siamo accomodati nella serialità… Una volta guardai Tarkovskij in una sala coi buchi, ci pioveva dentro, e faceva freddo come freddo era il film… quello era il cinema». Martin Scorsese lo scorso anno ha gettato il peso della sua statura sul dibattito, ha preso carta e penna e, attraverso un omaggio a Federico Fellin

Per continuare a leggere questo articolo