Uno degli ultimi cinema porno dell’Emilia-Romagna, e tra i pochissimi in Italia, è a Modena, a pochi passi dalla mia nuova casa. La locandina senza tempo in una teca di vetro che si affaccia sulla strada, la scritta a caratteri cubitali bianchi su fondo rosso, sul quale si intravedono due gambe di donna con tacchi alti: “Sempre aperto dalle 14 alle 23 film per adulti”, la porta grigia sotto l’insegna – Nuovo Cinema Odeon Multisala – e la mia infondata sicurezza che fosse chiuso da anni, spazzato via dal web: chi va al cinema a guardare un porno al tempo di YouPorn e PornHub?, chiedo incredula a chi mi dice che no, quella sala è aperta e anche piuttosto attiva. Il mio sguardo spiazzato spinge la persona che mi sta parlando a un ulteriore chiarimento: non ci vanno solo per guardare film.

Dalla sua occhiata è chiaro che mi ha appena incoronata regina dell’ingenuità. Il mio interlocutore, che pare piuttosto informato e inizio a credere che l’amico di un amico che lavora nella sala una volta alla settimana in realtà sia lui, mi spiega con la chiarezza disarmante di una infografica su Instagram che il cinema è aperto da anni, accoglie spettatori da tutta Italia e ha un giro d’affari da fare impallidire i cinema tradizionali, che quelli sì hanno subito il colpo delle piattaforme di streaming.

Al tempo dei video online, delle chat, delle app di incontri, di tutto quello che ogni giorno ci consente di metterci in relazione con persone che hanno idee e desideri simili ai nostri – viviamo in tante bolle che si sfiorano, perennemente connessi – mi chiedo come le sale cinematografiche che proiettano film porno siano riuscite a sopravvivere. La risposta la trovo sul sito del cinema, che si presenta così: il posto giusto in cui venire. Sfondo: poltroncine rosse. Copywriter geniale.

Quante sale esistono

L’Odeon è attivo da vent’anni esatti, neanche a farlo apposta, me ne accorgo con vent’anni di ritardo e in occasione della ricorrenza dell’apertura. Ho creduto fosse chiuso per tre motivi: il web, la locandina rimasta identica da che ne ho memoria e la certezza di non aver mai visto nessuno attraversarne la porta. Ne parlo con un’amica che mi guarda stupita e mi dice che vede sempre persone entrarci. Sempre quando? Inizio a inserirlo in tutti i miei spostamenti, ci passo davanti più volte al giorno, lo osservo da vicino, lo spio dall’altro lato della strada. Nulla. Sembra un complotto contro di me e inizio a percepire lo sguardo sospetto dei passanti.

Da regina dell’ingenuità a stalker del cinema porno è un attimo. Ripenso al pubblico da fuori provincia e mi domando quante sale a luci rosse sono rimaste aperte in Italia. Scopro che in Emilia-Romagna sono solo cinque, l’Odeon è l’ultimo multisala. A Forlì c’è il cinema Ariston aperto nel 1972 e riconvertito al porno dagli stessi gestori, nei primi anni del Duemila, per sopravvivere all’arrivo dei multisala tradizionali. Poi arriva l’alluvione del 2023, il cinema subisce danni enormi – si parla di 130mila euro – ma in soli quattro mesi riapre al pubblico.

Numero medio di spettatori: 70 per proiezione. Prezzo del biglietto: 12 euro intero; 8 euro per gli over 60, studenti e invalidi. Listino in linea con la media nazionale. Ci spostiamo di regione: in tutto il Piemonte resta solo il Cinema Roma Blue di Torino, una sola recensione entusiasta su TripAdvisor: «Unico reperto preistorico sopravvissuto di un glorioso passato e d’incredibili incontri». A Roma l’ultimo baluardo delle proiezioni a luci rosse è l’Ambasciatori, vicino alla stazione Termini, che resiste con dodici ore di proiezioni non stop giornaliere, tra cui i grandi classici con Moana Pozzi e Cicciolina, perché neanche i porno sono tutti uguali. Mi chiedo se guardare un film a luci rosse sullo schermo di un cinema faccia lo stesso effetto di Dune o Avatar.

Breve storia del porno

Per risalire alla prima proiezione di film pornografici in Italia, secondo Wikipedia, dobbiamo tornare al 1901, ben 122 anni fa, a Reggio Emilia (che è vicina a Modena: sono circondata dal porno e non lo sapevo). Era il 25 ottobre e al Teatro Ariosto, alle 20.15 precise, sullo schermo passano una selezione di spezzoni filmici di opere dal titolo Scene intime nel camerino di un artista, Due amiche innamorate, Mercato di schiave in Oriente e Borgia si diverte, pensati per un pubblico esclusivamente maschile: accorrono in mille.

Nelle serate tradizionali si contano meno della metà delle presenze. Per l’apertura del primo cinema si dovranno attendere due guerre mondiali e alcuni decenni: è il 1977 e a Milano il gestore del cinema Majestic decide di dedicare una sala ai film a luci rosse, dando il via a quell’età dell’oro del cinema porno che durerà circa sei anni. Evento reso possibile grazie al movimento di liberazione sessuale e contro la censura che, negli anni Settanta, coinvolse tutto il paese e che Carmine Amoroso racconta nel documentario Porno e libertà, uscito nel 2016, al quale partecipa anche Ilona Staller, in arte Cicciolina, che in quegli anni portò per la prima volta il nudo integrale in un club. Poi, negli anni Ottanta debutta come pornostar, insieme a Moana Pozzi.

Entrambe furono impegnate in politica: Ilona Staller fu eletta in parlamento con i Radicali e divenne la prima attrice pornografica al mondo a entrare in un parlamento nazionale, e poi con il Partito dell’Amore, dove rimase solo Moana Pozzi, prestando anche il volto al simbolo. Sempre in quegli anni inizia la carriera di Rocco Siffredi, uno degli attori porno più famosi a livello internazionale, la cui vita ha ispirato la serie tv Supersex con Alessandro Borghi, in uscita su Netflix a marzo. A parte Moana e Cicciolina, che ormai fanno parte del patrimonio culturale nazionale, tra le attrici contemporanee c’è Valentina Nappi, 4,8 milioni di follower su Instagram, un blog su Micromega e ideatrice della geniale definizione pornonerd.

Il porno al tempo del web

Oggi, per la prima volta, ho visto qualcuno entrare al cinema e il mio livello di felicità mi ha fatto capire quanto sia ossessionata da questa storia e dall’idea di essere l’unica al mondo a non essersi resa conto che era aperto (come ho fatto? Continuo a chiedermi). Il sito è molto curato ed è stato aggiornato da poco, trovo alcune informazioni sulla sua storia: la proiezione a luci rosse inizia nel 2003, nel 2015 è stato rinnovato per garantire un ambiente intimo e accogliente e un anno dopo ha siglato un accordo con i più importanti distributori per avere i migliori prodotti sul mercato, in alta definizione. Con le sue tre sale – sì, ho detto tre sale: etero, gay e trans con film a tema – è l’ultimo multisala rimasto aperto in Emilia-Romagna. È possibile fare la fidelity card: dopo il quinto ingresso, il sesto è omaggio. Se vieni in coppia, la donna entra gratis (reminiscenza di una vecchia tradizione discotecara maschilista e segnale che il pubblico femminile scarseggia).

Hanno una pagina Instagram molto curata e un canale Telegram “per conoscere nuovi amici”. Benvenuti nel cinema porno 4.0, che coltiva la propria community e propone contenuti social ironici e attrattivi. Questo crash sulla comunicazione – i cinema porno non sono solo per persone di una certa età? – mi spinge a cercare di capire chi frequenta questi luoghi, che nell’immaginario collettivo sono tra il leggendario e il vintage. Sicuro non alla moda. Trovo una vecchia chat del 2013 dove alcuni utenti si scambiano informazioni e appuntamenti, qualcuno lancia l’idea di fare un elenco aggiornato delle sale a luci rosse aperte, che però fallisce al terzo rimando per ricadere negli incontri.

La percezione è che il pubblico sia prevalentemente maschile, di età medio-alta. Sbarcare su Instagram e Telegram è un tentativo di rinnovarlo? I cinema porno non sono gli unici spazi in cui poter incontrare persone per esprimere o sperimentare la propria sessualità – ci sono i club o le feste private, i locali per scambisti, le dark room – ma di sicuro sono gli unici il cui accesso è consentito a chiunque sia maggiorenne, senza restrizioni, senza inviti, location nascoste, giri in cui entrare. Stacchi il biglietto e attraversi le tende rosse, il resto dipende solo da te e dal tuo livello di consenso. Basteranno questo e un restyling d’immagine a traghettarli nel futuro?

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