I lettori si dividono tra i grandi misteri e il rosa domestico

L’ultimo segreto di Dan Brown, per Rizzoli, continua al comando la sua corsa solitaria verso il gran finale delle strenne di Natale. In cima alla classifica, tra misteri, catacombe e teorie del complotto, il solito mix di cifre cabalistiche e dialoghi in cui la scienza e la noetica si corteggiano come due liceali. Ma non si può negare: il libro di Dan Brown ha tutto per troneggiare nel presepe dell’editoria. Rosa domestico La notizia della settimana è la new entry al secondo posto del nuovo romanzo di Sveva Casati Modignani, la signora del rosa domestico che da quarant’anni esercita ininterrottamente il suo sacramento sentimentale sulle lettrici italiane. Dietro il suo nome nobiliare si nasconde Bice Cairati, milanese doc, ribattezzata da Tiziano Barbieri Torriani — geniale demiurgo di pseudonimi e case editrici, è lui che ha fatto leggere Stephen King agli italiani— che unì i cognomi Casati e Modignani per evocare castelli, ville patrizie e camerieri in livrea. Nel nuovo romanzo, Sveva Casati Modignani si supera, a partire dal titolo, La domestica a ore, per Sperling&Kupfer, domestica che come in un film di Fantozzi si chiama Isabella Boccadoro d’Este, nobile decaduta e domestica per scelta o necessità. È lei che scopre tutt’insieme l’amore, la violenza e la solidarietà femminile in un appartamento milanese dove il dramma convive con il ferro da stiro. Una strana Italia dove, sotto la superficie del rosa, la nobiltà si traveste da colf e la colf diventa filosofa del cuore. La datrice di lavoro, ferita in circostanze misteriose, diventa il centro di un piccolo giallo psicologico che però — come in ogni saga sveviana — si risolve più con un abbraccio che con una pistola. Entra in scena un altro grande character, non un aviatore come ai tempi di Liala, ma un capitano dei carabinieri (affascinante, mai coniugato) come in una fiction di Raiuno; e il romanzo si trasforma in una liturgia dell’ottimismo dove l’amore non solo vince, ma stira le pieghe del destino e scala la classifica. Sveva Casati Modignani è la più sociologa delle narratrici popolari, racconta l’Italia come una grande cucina economica dove i ruoli si scambiano. In un paese dove anche gli dèi sono in prepensionamento, le sue eroine — donne che sanno sopravvivere a tutto tranne al cinismo — rappresentano l’ultima teologia possibile: quella dell’amore e del coraggio quotidiano. E così, mentre i teologi decifrano il mistero del romanzo di Dan Brown, le lettrici hanno già trovato la fede nel reparto rosa. Dan Brown insegue il mistero di Dio nei palazzi di Praga; Sveva Casati Modignani lo trova nel corridoio di casa, tra il mocio e un raggio di luce che cade bene. Lui decifra i simboli dell’Apocalisse, lei la vita quotidiana. Tra fiction e autofiction, come sarà il nuovo romanzo Il Giappone di Rampini, la fisica di Rovelli E ora parliamo di politica e di scienza — perché anche tra le strenne di Natale, dopo tanto San Francesco spuntano due grandi sacerdoti della modernità: Federico Rampini e Carlo Rovelli. Il primo, con La lezione del Giappone (Mondadori, Strade blu), predica il vangelo del soft power nipponico; il secondo con le lezioni americane Sull’uguaglianza di tutte le cose (Adelphi), ci invita a una mistica della fisica quantistica. Insomma, sushi e relatività quantistica: le nuove due culture. Rovelli, come sempre, scrive da fisico con l’anima e l’aspetto del poeta. «Elettroni e mente, sassi e galassie non sono di natura diversa», dice. Tutto si specchia in tutto, in un cosmo che è una sala degli specchi. Per comprendere il mondo, suggerisce, bisogna “sentire che è la nostra casa”. Bisogna fare un salto ulteriore e accogliere l’incertezza che è al cuore della conoscenza, quella che porta all’«eguaglianza di tutte le cose». Rampini invece viaggia più in superficie, ma con lo stesso rigore da flâneur geopolitico. Il mondo, dice, sta imparando dal Giappone: dal manga al sushi, dall’anime al J-pop, dall’ikebana al minimalismo zen. Tutto passa da Tokyo e tutto si diffonde: il sushi è la nuova pizza, la gentilezza la nuova rivoluzione, e il silenzio una forma d’influenza culturale. Rampini racconta il Giappone come un’invenzione occidentale ben riuscita, una specie di Beatles dell’Estremo Oriente: la stessa capacità di sfornare mode, spiritualità e gadget da meditazione. La sua è un’Asia pop e un po’ postuma, dove il Buddha sorride tra le vetrine e lo shintoismo diventa una forma di cortesia. Persino la sua spiritualità, dallo shintoismo al buddismo zen, ha esercitato una presa potente su noi occidentali, anticipando l’ambientalismo e il culto della natura come “divinità diffusa”. E così, tra un’equazione e un haiku, scopriamo che l’Occidente non sogna più di essere la farfalla: è ormai la farfalla che sogna di essere occidentale. Il regno dell’immaginazione ora è la fisica, non il romanzo