Il bello della classifica che analizziamo ogni settimana è che ogni volta ci conforta dell’idea che non esistono dogmi, ma solo tesi supportate dai dati. Spesso i libri in classifica non sono né i migliori, né quelli che ci piacciono, né addirittura quelli che, con un po’ di tracotanza pedagogica, vorremmo che ci fossero (e piacessero anche agli altri).

La classifica certifica le scelte di acquisto di coloro che in Italia comprano i libri. Indica gusti, scelte, idiosincrasie, capricci. E fotografa il mercato.

Pertanto c’è di tutto. Perfino un capolavoro letterario inedito e ritrovato come quello di García Márquez, certo un libro imperfetto, non finito, ma bellissimo. García Márquez l’ha scritto in un corpo a corpo con la malattia che progressivamente gli divorava la memoria. 

Ci vediamo in agosto, Mondadori, è il frutto del suo ultimo sforzo di continuare a creare contro ogni circostanza avversa. Il processo di scrittura è stato una gara tra il perfezionismo dell’artista e il venir meno delle sue facoltà mentali. Ai tempi la sentenza finale di Gabo fu: «Questo libro non funziona. Bisogna distruggerlo».
«Non l’abbiamo distrutto – dicono i figli Rodrigo e Gonzalo - ma l’abbiamo messo da parte, nella speranza che il tempo decidesse cosa farne.

Leggendolo ancora una volta a quasi dieci anni dalla sua morte abbiamo scoperto che il testo aveva moltissimi meriti. In effetti, non è levigato come i suoi più grandi libri. Ma nulla che impedisca di godere delle caratteristiche più rilevanti dell’opera di Gabo: la capacità d’invenzione, la poesia del linguaggio, la narrazione affascinante, la sua comprensione dell’essere umano e la tenerezza nei confronti delle sue vicende e delle sue sventure, soprattutto nell’amore.
Giudicando il libro migliore di quanto lo ricordassimo, ci è venuta in mente un’altra possibilità: che la mancanza delle facoltà che non aveva permesso a Gabo di terminare il libro gli avesse anche impedito di rendersi conto di quanto fosse buono, malgrado le sue imperfezioni. Con un atto di tradimento, abbiamo deciso di anteporre il piacere dei suoi lettori a tutte le altre considerazioni. Se loro lo apprezzeranno, è possibile che Gabo ci perdoni. Noi ci contiamo.»

A vent’anni dall’uscita del suo ultimo romanzo Memoria delle mie puttane tristi è un piacere inatteso poter leggere le frasi rotonde e nitide dell’ autore di Cent’anni di solitudine, con i suoi paesaggi caraibici e con i suoi personaggi ricchi e complessi. Insomma, una gioia non paragonabile rispetto alla lettura di tanti contemporanei.

Bergoglio in classifica in tutto il mondo

C’è di tutto, dicevo. C’è il libro del papa, Life, da Harper Collins, e quello consigliato dal papa sull’immigrazione, Fratellino, da Feltrinelli.

L’autobiografia di Bergoglio, scritta da papa Francesco con il vaticanista di Mediaset , Fabio Marchese Ragona, a una settimana dall’uscita negli Usa ha già conquistato un posto nella prestigiosissima classifica dei best seller del New York Times. E in Germania, nella classifica dello Spiegel. E in Italia? Primo. Al primo colpo. I lettori amano il papa. Amen!

Poi c’è il libro di Vecchioni, professore e cantautore, e quello di Carofiglio, l’ex magistrato più amato dagli italiani. C’è quello di Chiara Valerio in gara per lo Strega e quello di Silvia Avallone che allo Strega non ha voluto partecipare per stare con le sue bambine. C’è il ritorno, in discesa, del generale Vannacci che, non bastasse, racconta pure la sua storia di incursore.

Ci sono i libri di Cecchettin, lettera alla figlia Giulia, di Francesco Costa, sull’America. E c’è il nuovo romanzo di Veltroni, La condanna, Rizzoli, che racconta la storia di Donato Carretta, direttore di Regina Coeli, linciato e massacrato dalla folla nel settembre del 1944 nella Roma liberata dal fascismo e dall’occupazione nazista. Una storia di veleni e maldicenze che rimbalza dal passato ai livori che si muovono, tossici, nelle relazioni di oggi, nella comunicazione, sui social.

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