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Il movimento del ’77 bolognese è stato prima di tutto un movimento di fuori sede. Tanti giovani, da diverse parti d’Italia, tanti intellettuali (allora si chiamavano così), tanti professori, si trovarono per motivi misteriosi a convergere su Bologna.
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È giusto che radio Alice ne resti il simbolo. Perché dentro c’era di tutto, e in fondo nessuno andava totalmente d’accordo con nessuno.
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L’unità era tutta nella volontà di considerare inaccettabile l’esistente, insieme alla consapevolezza dadaista della sostanziale inutilità della rivolta stessa. Non si prospettava nessun futuro radioso. Radioso poteva essere il presente, la sua fiammata, l’esistere semplicemente come comunità priva di regole.
Il movimento del ’77 bolognese è stato prima di tutto un movimento di fuori sede. Tanti giovani, da diverse parti d’Italia, tanti intellettuali (allora si chiamavano così), tanti professori, si trovarono per motivi misteriosi a convergere su Bologna all’inizio degli anni Settanta. Il movimento ebbe grande influenza sulle giovani generazioni bolognesi, i liceali di allora, ma quasi nessuna sulla città, che si chiuse a guscio sprangando porte e finestre. Uno di quei giovani di allora, attirato



