Meriterebbe un sondaggio: per quanti di noi, adolescenti o meglio preadolescenti, la prima scintilla di risveglio erotico è partita da un libro? La memoria privata può risultare infestante, ma la “scandalosa” Pamela Moore di Cioccolata a colazione, letta in rigorosa clandestinità, per me ragazzina è stata uno squarcio di luce nel buio. Tutto comincia con un romanzo rivelatore del desiderio anche nel coming of age della diciassettenne Johanne protagonista di Dreams (Sex Love), il film di Dag Johan Haugerud Orso d’oro all’ultima Berlinale, che esce da noi il 13 marzo con Wanted.

Dreams chiude la trilogia del regista norvegese dedicata all’istinto amoroso e ai suoi tabù anche nelle emancipate società nordiche. I capitoli precedenti, Sex e Love, sono citati nel titolo della distribuzione italiana. Ma c’è un radicale salto di qualità nell’empatia che riserva quest’ultimo scavo nella sessualità, a confronto col net degli scambi sociali.

La dissezione della prima "cotta” – intesa come prima passione carnale – è clinica ma palpitante. La sensualità è disarmante, ma senza concessioni al voyeurismo. Del film si è parlato molto perché l’oggetto del desiderio è una donna adulta, una supplente, ma questo non è l’ennesimo manifesto LGBTQ. Conta però che il quadrilatero delle relazioni sia integralmente femminile: lo scambio intergenerazionale tra la liceale in subbuglio ormonale, sua madre e sua nonna diventa una commedia di chiacchiere spregiudicata e sorprendente.

Autore sfrontatamente intellettuale e letterario, Haugerud qui riesce a materializzare le fantasie della carne e, per estrema ironia, la conversione del ‘privato’ più inconfessabile, affidato alla pagina scritta, in fonte di reddito potenziale. Dreams, splendidamente diretto e interpretato com’è, finisce così per funzionare anche da specchio umoristico per molta editoria di consumo.

Il desiderio sui banchi di scuola

Il colpo di fulmine scatta sui banchi di scuola. Johanne (Ella Overbye) ha registrato l’escalation del desiderio in un journal intime, un diario segreto, che ha compilato nella disperazione del "dopo”, quando la sua attrazione fatale per Johanna (Selome Emnetu), l’insegnante quasi sua omonima, è stata respinta.

La ragazzina parla fuori campo, la narrazione visiva documenta, e l’intreccio tra i due piani trasmette un erotismo di singolare immediatezza. L’omosessualità è un optional, tutto sommato, rispetto allo scarto d’età. A procurarle sogni di sesso è stato un romanzo francese, L’esprit de famille, in cui una minorenne va a letto con un tizio quarantenne. La nuova insegnante è affettuosa e estroversa. Johanne fantastica di un legame speciale, di una predilezione affettiva anticamera della nudità fisica, corpi a contatto, toccarsi, pelle contro pelle. È una regia che non punta sui primi piani "a effetto”, così sfruttati e banali nel cinema mainstream. Le emozioni restano fuori campo.

Col pretesto dei lavori a maglia, che in famiglia non le hanno mai insegnato, l’allieva inizia le sue visite casalinghe (e clandestine) a Johanna. L’intimità a due corsie si spezza di colpo, senza ragione apparente. Un anno dopo Johanna non insegna più a scuola e il rimpianto per la love story immaginata, per baci e amplessi negati, è stato condensato in parole, un resoconto trasgressivo e sensuale affidato a una chiavetta. «È stato così bello, doloroso ma anche meraviglioso – ha scritto la ragazzina – volevo tenerlo vicino al mio corpo, non conservarlo nel cloud».

E qui inizia un processo di condivisione familiare dell’eros “proibito” cinematograficamente inedito, fatto di sensi di colpa, di emancipazione femminile scandinava e di ideologie generazionali in conflitto, a tratti esilarante. Sulle prime anche per il lucido progressismo della nonna poetessa (Anne Marit Jacobsen) e della madre (Ane Dahl Torp) quel diario così sessualmente esplicito è uno shock. È vero o inventato? Se tutto fosse accaduto davvero sarebbe illegale, l’insegnante andrebbe denunciata, Johanne sarebbe vittima di violenza. «Deve per forza averla vista nuda», dice la mamma. «Ma è molto intrigante per il lettore, è scritto così bene!», obietta prosaica la nonna, che ha pratica di editoria. Potrebbe diventare, pubblicato, «un piccolo gioiello femminista».

Se vince il mercato

Questione di scrittura, naturalmente. Questione di dialoghi in cui l’anziana confessa alla figlia di aver ripensato, grazie alla nipote, «a tutte le persone con cui sono o non sono andata a letto». O del comico battibecco su Flashdance. La madre: «Avevo dieci anni, l’ho amato tantissimo e tu mi hai fatto sentire sbagliata perché mi piaceva!». La nonna: «Non ha fatto che rafforzare lo stereotipo sessista contro cui lottavamo!». Abbondano le citazioni periferiche, dalle sorelle Bronte ai poeti norvegesi, ma sono esenti da pedanteria.

Il desiderio ha tante declinazioni, anche bibliche. Una performance di danza ha evocato per la nonna poetessa la scala di Giacobbe (Genesi 28:11-19), come rappresentazione del desiderio di Dio. L’esposizione del desiderio, quando è onesta e brutale, non distingue tra i suoi oggetti. E il desiderio – vedi titolo – nasce comunque dai sogni.

Il consulto familiare a tre che decreta il definitivo esito di mercato dello scandaloso diario è particolarmente gustoso. Nonna a madre: «Stai solo pensando ai profitti, la prima cosa che hai pensato è “denaro”». Madre a nonna: «Penso solo che possa diventare un bel libro con un ampio appeal, una storia di risveglio queer. La verità è che tutti noi abbiamo una storia e che le nostre vite sono fonti di reddito potenziali». Per Johanne la speranza è un’altra: la pubblicazione potrebbe essere l’esca provvidenziale per agganciare l’amata.

Colpo di scena: quando l’agognata Johanna, letto il testo per rilasciare liberatoria, incontra finalmente la mamma della scrittrice esordiente, la frittata si rovescia. «Leggerlo – dice – è stato un po’ come subire un abuso. Mi ha dato i brividi: ha abusato di me? È evidente che si è approfittata di me». Mai e poi mai si era sentita attratta dalla sua studentessa. E infierisce, andandosene con la fidanzata: «Ditele che non era il mio tipo».

Molestie in classe? Non proprio

Di molestie equivocate in classe tra allievi e docenti si occupa anche Silenzio! Niente scandali sui banchi di scuola, un film di Teddy Lussi-Modeste che esce da noi il 27 febbraio con No. Mad Entertainment. Ma ogni paragone con l’ordinaria crocifissione di un maestro innocente sarebbe insensato, e sono lontani i tempi di un caposaldo sul tema come Il sospetto, di Thomas Vinterberg.

Dreams è soprattutto un saggio sulla sessualità schietta che ci ostiniamo a non riconoscere di norma più che nei figli maschi nelle nostre figlie bambine. Potrebbe finire, simbolicamente, col viaggio onirico della nonna sulla scala di Giacobbe del desiderio, che non ha età né data di scadenza. Ma Johanna ci avvisa: «Molti lettori penseranno che questo testo sia stato scritto da una bambina che non ha idea di cosa è il sesso, una che crede sia un mix di gomma da masticare, peluche e pelle morbida dei cantanti delle boy band. Lasciate che lo pensino. È meglio!».

Gli strizzacervelli sono soldi sprecati. Serve solo l’abbraccio caldo, anche il più accidentale, di un altro essere umano. Perché cosa sei, esisti, se nessuno ti vuole?

© Riproduzione riservata