- Ryusuke Hamaguchi ha costruito il film Drive my car sulla separazione dei luoghi, come uno spettacolo teatrale. L’elemento in grado di congiungerli è ovviamente la macchina che pure, allo stesso tempo, è un luogo a sé, di preparazione al confronto col resto del mondo.
- Hamaguchi non offre soluzioni, così come non offre palliativi al dolore degli sconfitti Čechov in Zio Vanja, ma reclama con forza il diritto a esistere di chi si sente menomato dalla sofferenza.
- La scelta di Hiroshima come scenario è ancora una volta un’intuizione geniale del regista, che esula dal racconto. La città è ancora e sempre il luogo del dolore collettivo della storia che si riverbera nel dolore individuale di chi è costretto a camminarci dentro.
Rubber Soul usciva nel 1965, era il sesto album dei Beatles e si apriva, almeno nella sua versione europea, con un riff che che era come una fiammata, messo lì ad annunciare il travolgente andamento di un brano denso di doppi sensi. Ecco, forse non c’è nulla di più lontano da Drive my car, il film di Ryusuke Hamaguchi, della canzone che ne ha ispirato il titolo. Il lavoro del regista giapponese ha invece un ritmo compassato, al limite del commovente. Il titolo è forse il debito più evidente a



