«Paparazzo sm (f. -a). – Fotografo intraprendente e spregiudicato, che va alla caccia di personaggi noti per riprenderli di sorpresa, soprattutto in momenti particolari della loro vita privata spec. per giornali di cronaca mondana e scandalistici. Il termine è estensione a nome comune del cognome del personaggio di un fotografo nel film La dolce vita (1960) di F. Fellini».

Appostamenti, inseguimenti e fughe

Il rapporto tra paparazzi e divi si gioca su un paradosso: la notorietà di un personaggio si valuta anche a seconda di quanto lo cercano, e di conseguenza di quanto lo fotografano. Quindi può succedere che alcune celebrità, in un momento di minore luce, organizzano uscite avvertendo i paparazzi e creando scoop falsi ma che rimettono al centro della scena coloro che hanno l'impressione di sentirsi fuori.

La tragedia innescata da questo meccanismo di appostamenti, inseguimenti, fughe, che ebbe anche qualche parentesi di incidente, come un'auto finita fuori strada durante un inseguimento a Richard Burton e Liz Taylor, si compie molto più tardi del periodo che stiamo considerando; e cioè la notte del 30 agosto 1997, quando in un tunnel delle strade di Parigi un'auto che sta andando velocissima finisce contro un pilone di cemento. All'interno, con l'autista a cui è stato ordinato di correre, ci sono Lady Diana e Dodi Al Fayed, in fuga dai paparazzi che cercavano di fotografarli. Anzi, una delle ipotesi avanzate dagli inquirenti è che l'autista sia stato disturbato dai flash dei fotografi. In ogni caso quei flash, immediatamente, lampeggiano a ripetizione per testimoniare la scena e le vittime dell'incidente.

Vacanze romane e lo scoop

Vacanze romane è basato proprio sul meccanismo dello scoop giornalistico e delle fotografie scandalistiche. L'erede al trono interpretata dall'esordiente Audrey Hepburn scappa una notte dal palazzo dove si ritiene imprigionata, a Roma, e vagando per la città incontra un giornalista interpretato da Gregory Peck, che il giorno dopo deve andare alla conferenza stampa di Sua Altezza, di cui non conosce l'aspetto. E solo la mattina successiva, dopo averla ospitata nella sua mansarda, lui si rende conto di con chi ha a che fare. Le notizie dicono che la principessa è ammalata, e tanto segretamente la stanno cercando per tutta la città. A quel punto, Gregory Peck chiama il suo fotografo fidato e lo presenta come un amico; i tre passano del tempo insieme. E il fotografo si serve di un accendino con la fotocamera incorporata per scattare foto alla principessa inconsapevole, in circostanze piuttosto scandalose. Poi, alla fine, il giornalista ormai innamorato convince il suo amico a consegnare le foto alla principessa. Anche se non è ancora chiamato così, questo film ha tra i protagonisti un paparazzo. E, questione curiosa, la sceneggiatura fu revisionata da due italiani, Suso Cecchi d'Amico ed Ennio Flaiano – il quale, appunto, scriverà La dolce vita e con ogni probabilità inventerà il termine paparazzo. Flaiano, pare, avesse pensato a un'analogia tra la macchina fotografica, il suo aprirsi e richiudersi subito durante le foto veloci o furtive, e l'apertura e chiusura delle valvole delle vongole, che in dialetto abruzzese vengono chiamate «paparazze». Se è così, quello che è successo è che l'origine, le vongole, non ricorda la più nessuno, e il termine desunto è diventato prima preponderante, poi assoluto. È un termine che si usa così anche nelle lingue straniere.

«Per strappare la foto di una celebrità non esistono fatica, rischio, paura: bisogna essere pronti a tutto», Rino Barillari. In via Veneto, mentre si chiacchiera, si sente uno stridore di freni e un tamponamento. Tra quelli che accorrono, per vedere cosa è successo, c'è Enrico Lucherini. Sul sedile della macchina, mezzo venuta, trova Sylva Koscina. «Sylva, chiamo l'ambulanza?» chiede Lucherini. «Che sei pazzo? – risponde lei. – Chiama i fotografi!». La vita mondana è una necessità. Superficiale, leggera, ma è una necessità. Il pettegolezzo è congenito nella conversazione umana: come ha detto Roland Barthes, «parlare significa sempre dire qualcosa di qualcuno».

Fotografie che fanno sognare

Ci sono foto che fanno immaginare una vita irresistibile, delle nottate indimenticabili. Credo che tutte le foto delle notti mondane mirino a questo, a far sognare chi le guarda. In questa non c'è nient'altro che tre persone (non qualsiasi) in macchina, che stanno andando da qualche parte – o almeno ci sembra che così sia il racconto, perché le foto dei paparazzi portano sempre qualche racconto. E qui sembra che vadano verso una notte indimenticabile. Sarà vero, sarà falso, cosa importa? Alain Delon, sua moglie Nathalie e Brigitte Bardot. Quell'anno Delon e Bardot girano William Wilson, l'episodio di Louis Malle per Tre passi nel delirio, film collettivo con episodi di Fellini e Vadim, che uscirà l'anno successivo. Ma in quel momento, nel 1967, appena prima che svanisse la «dolce vita», Roma era irresistibile per tutti.

I paparazzi subivano violente reazioni

Uno dei motivi per cui i fotografi si muovevano insieme, oltre al fatto di farsi compagnia e di controllarsi a vicenda, stava nell'aver capito che la lotta tra loro e le star era continua. I paparazzi subivano le reazioni, le minacce e la violenza fisica di chi mirava a coprirsi per non farsi scattare la foto, oppure a farsi ridare indietro il rullino se era troppo tardi. Quindi, come abbiamo già visto, c'era un tema che si ripeteva con costanza: la foto che ritrae fotografo e fotografato che lottano. Ora, la logica dice che se un fotografo andava solo, come è successo molte volte, poi se c'era colluttazione, nessuno poteva testimoniarla, o mostrarla. Quelle foto funzionavano molto perché mostravano oltretutto il fatto che il fotografato si sentisse in colpa: perché? perché reagisci così? stai facendo qualcosa di male? Qui c'è Mick Jagger che scendendo dalla macchina crea un parapiglia, e tutti i fotografi ritraggono lui e allo stesso tempo i fotografi che cercano di fotografare lui.


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