L’antifascismo è un’altra cosa

Chiamiamoci “antineofascisti” per una questione di rispetto

Foto Wikimedia
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  • Nove anni fa, nell’ottobre del 2012, per una trasmissione televisiva sono andato a Predappio per il raduno dei fascisti sulla tomba del duce. E questi qua, quel giorno lì, ricreavano un mondo che era proprio diverso dal mondo che ci viviam tutti i giorni.

  • Da allora, quando vedo dei ragazzi e delle ragazze di trent’anni, o anche meno, che assumono come proprio questo aggettivo, “antifascista”, che di sé dicono: «Io sono un antifascista», ecco, a me, c’è qualcosa che non torna.

  • Ettore Farioli, che ho avuto la fortuna di conoscere, lui sì, che è un antifascista. Noi, che siamo nati dopo gli anni Sessanta, per non darci troppa importanza, dovremmo chiamarci antineofascisti, secondo me.

Nove anni fa, nell’ottobre del 2012, per una trasmissione televisiva sono andato a Predappio per il raduno dei fascisti sulla tomba del duce. Prima di partire, di quei fascisti avevo un po’ paura, e come me tutta la troupe. Poi eravamo andati, ed eravam lì sul viale, a Predappio, era arrivata una corriera vintage, con un autista vintage che quando era arrivato aveva tirato giù il finestrino e aveva detto, forte: «A noi!», e a me era venuto da pensare: «A noi cosa?». Dopo c’era uno, vintage, c

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