Il film di Michael Mann è fiacco: un ossimoro, parlando dei motori della casa del cavallino È l’Italia eternamente vista con le tinte del melodramma
Se Cristo nascesse oggi vivrebbe a Modena e farebbe il meccanico, non il falegname: corre l’anno 1957 e dal pulpito il prete palpita per la casa di Maranello, orgoglio della città. Persino un Cristo meccanico forse sbadiglierebbe guardando Ferrari, il film di Michael Mann in concorso a Venezia che corona il sogno trentennale di un glorioso ottuagenario ancora sulla breccia. A Michael Mann dobbiamo gratitudine eterna per aver corredato di muscoli il Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei mohicani, t



