In questi giorni esponenti di Lega e Fratelli d’Italia, compresa la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, hanno protestato contro l’invito che alcuni istituti scolastici hanno esteso allo storico Eric Gobetti per parlare della vicenda del confine orientale. In risposta, l’evento a Soverato è già stato cancellato.

L'estrema destra italiana di (lotta e di) governo diffama ancora Eric Gobetti e il suo lavoro, senza evidentemente essersi mai presa la briga di leggerlo o di ascoltarlo. Adesso è anche uno storico «relativista» (sic).

C’è però un problema: i fatti, i numeri e le interpretazioni raccolti nei lavori di Gobetti sono largamente condivisi dalla comunità accademica che si occupa del tema confine orientale. Con giudizi pubblici, recensioni, articoli e commenti il suo lavoro è stato accolto da studiose e studiosi e viene regolarmente citato e inserito negli interventi testuali e verbali di chi si occupa delle vicende relative a quei territori. Negli attacchi di questi anni è addirittura capitato di assistere al tragicomico paradosso di vedere lo spettacolo di improvvisati censori che per confutare Gobetti citavano autori e opere che a loro volta riprendevano i suoi studi.

Ora, i postfascisti fanno i fascisti, ci mancherebbe, sarebbe però auspicabile che in un momento così delicato e cruciale per la memoria pubblica nostrana i tanti studiosi e le tante studiose che condividono nella sostanza la ricostruzione storica di Gobetti facciano sentire le loro voci. Per difendere i risultati delle loro stesse ricerche, ma anche per difendere il principio della libertà della professione che è e deve restare libera dalle imposizioni politiche.

E sarebbe importante che lo facessero in fretta, perché la macchina del fango è in marcia, perché il marchio d’infamia mutuato e scippato alla storia della Shoah lo colpisce, lo segue, lo perseguita da anni. Cosa avrebbe negato esattamente, Eric Gobetti? Ce lo vogliono dire una volta per tutte? Sono balle, menzogne, attacchi politici fatti da una certa area partitica e che finché Gobetti fa da parafulmine risparmiano gran parte di noi, ma è solo questione di tempo.

Perché i postfascisti e i loro complici istituzionali, politici e mediatici pretendono “par condicio” (e cosa sarebbe?) ma intanto inondano scuole e territori di una “verità” parziale, maldestramente distorta, precostituita e ideologica che non ha quasi nulla a che fare con la storia: il solito intruglio di ferocia e vittimismo che si trascina nella genealogia Rsi-Msi-An-FdI (e Lega, etc.) da tre quarti di secolo.

Perché se ci si prendesse la briga di ascoltare e leggere Gobetti e questa serie di altre persone che auspichiamo levino un coro di voci a difesa del mestiere di storico/a, ecco che l'accusa colpirebbe tutte e tutti noi.

A esserne risparmiati saranno solo i postfascisti e i loro cantori, naturalmente, che ci forniscono a reti ormai quasi unificate una visione esclusivamente di parte. Una visione imposta dalla politica a prescindere dai fatti storici, con l'intento di criminalizzare la lotta di liberazione e scagionare il fascismo storico dalle sue responsabilità; capovolgendo di fatto i valori della Costituzione sulla quale hanno prestato giuramento, e che avrebbero il dovere di rispettare.

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