La terza Camera, in versione estiva. Un Porta a Porta nel cuore del Salento. Volte di pietra, ulivi, edera e luci soffuse, piscine etrusche e sedie di cactus. Anzi, non è una Camera, ma una dépendance di Palazzo Chigi. Balneare.

Nella masseria della famiglia Vespa in Puglia sta sfilando durante questo week-end il governo al completo, Giorgia Meloni con otto ministri, per dialogare con imprenditori e dirigenti sull’“Italia che verrà”. Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, Adolfo Urso, Gilberto Pichetto Fratin, Orazio Schillaci, Raffaele Fitto e Gennaro Sangiuliano.

Nei vari panel tematici si discute con i rappresentanti di aziende e organizzazioni di settore. Previsti anche il governatore Pd della Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, il leader del M5s Giuseppe Conte. Ora, Domani scopre che l’evento potrebbe essere non solo un grande successo mediatico per il conduttore lautamente pagato dalla Rai, ma anche un ottimo affare economico.

Leggendo la locandina del forum pugliese si scopre che l’evento vespiano ha attratto sponsor stellari: Novartis, Bmw, Philip Morris Italia, Siram Veolia, Maire, Confagricoltura, Ntt Data, Aiscat, Poste, Banca Ifis, Ferrovie, Ance.

Una delle società sponsor dell’evento, secondo le informazioni raccolte dal Domani, ha versato circa 35 mila euro. La raccolta complessiva oscilla invece tra i 220 e i 250 mila euro.

Un bel gruzzoletto che dovrebbe finire, tolte le spese, direttamente nelle tasche degli organizzatori. In primis, alla famiglia Vespa. «In realtà solo quest’anno faremo un piccolo utile: le spese sono molte, si spende quasi tutto», spiegano dalla masseria.

Il re di Porta a Porta ha deciso di non fare tutto da solo, ma ha chiamato in supporto l’agenzia romana Comin & Partners, specializzata in comunicazione strategica per istituzioni e grandi aziende. Felici, queste ultime, di dare una fees a chi gli permette di essere presenti all’evento prestigioso (e, fatto non secondario, di entrare in contatto con pezzi da novanta del governo e della maggioranza). «L’organizzazione è identica a quella con cui i media, giornali compresi, organizzano i loro meeting», spiegano dalla masseria.

Ecco. La masseria Li Reni a Manduria, in provincia di Taranto, è di proprietà del celebre conduttore, ed è intestata alla società Futura Agricola 2015. Soci Bruno Vespa con il 50 per cento delle quote, i figli Alessandro (rappresentante legale) e Federico ciascuno con il 20 per cento e la moglie Augusta Iannini con il 10 per cento.

Secondo uno dei soggetti che ha partecipato alla kermesse, il fine ultimo della tre giorni «non è certo fare affari o intessere pubbliche relazioni di cui Vespa non ha bisogno, ma al massimo creare un ritorno di immagine per la masseria e per il territorio». Insomma una piccola Cernobbio, che in futuro potrebbe dare anche soddisfazioni economiche maggiori ai proprietari della tenuta.

La passione per la Puglia e per le sue splendide masserie ha origini antiche per la famiglia Vespa. Porta il segno di un’amicizia: quella con Vincenzo Consoli, l’ex patron di Veneto Banca, l’istituto di credito di Montebelluna (Treviso) finito in liquidazione coatta nel 2017 e ceduto per 50 centesimi a Intesa Sanpaolo. Vespa e Consoli erano soci nella vecchia masseria Cuturi, sempre a Manduria, in provincia di Taranto. Lo sono stati tra il 2012 e il 2014.

L’antica masseria Cuturi infatti risultava intestata per il 62 per cento alla società Pavi dell’avvocato Lorenza Cracco, moglie del dentista padovano Paolo Rossi Chauvenet, consigliere di amministrazione di Veneto Banca tra il 2008 e il 2014, e alla moglie di Consoli, mentre il 31 per cento delle quote apparteneva ai coniugi Vespa e il restante 7 per cento ad altri soci. Vespa poi ha ceduto le quote di Cuturi e nel 2014 ha comprato la masseria Li Reni. Quindi anche la moglie di Consoli ne è uscita nel 2015.

Chissà se l’amicizia con Consoli avrà aiutato Vespa a non uscire travolto dal crac Veneto Banca, di cui era un importante azionista: possedeva 279.482 azioni del valore di 40,745 euro ciascuna, come ricorda Renzo Mazzaro nel libro Banche, banchieri e sbancati.

Di certo nella vicenda Veneto Banca ci sono i sommersi e i salvati. Chi ha visto i risparmi di una vita andare in fumo e chi ne è uscito in piedi. Nel 2013 Bruno Vespa, prima del diluvio, riesce a vendere le sue azioni del valore di 11,3 milioni di euro. Anche se nelle traversie che hanno colpito la banca veneta avrebbe perso “873 mila euro”, come ha raccontato lui stesso alla trasmissione Report nel 2016.

La cosa più strana? Che il nemico numero uno delle banche, Giuseppe Conte, si senta a suo agio in masseria con il vecchio amico di Consoli, il banchiere che nel gennaio scorso è stato condannato in appello a 3 anni per ostacolo alla vigilanza. Al leader del M5s, ospite d’onore del forum di Vespa, sono affidate le conclusioni.

 

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