Frank Owen Gehry (volato via chissà dove il 5 dicembre 2025, a 96 anni) non è stato un architetto ma un potentissimo creatore di organismi viventi e fisici che entravano nella realtà provenendo da altri mondi: naturali (quello dei pesci in particolare), psichici e pure extraterrestri, astronavi più che altro.

È stato un grande artista, anche per formazione geografica ovvero la California tra gli anni Sessanta e Settanta. Ed è stato un eccezionale narratore, capace di creare percorsi strabilianti dentro spazi per ciascuno dei visitatori che lo attraversano e soprattutto per popolazioni intere, come è accaduto per la nave spaziale che ha fatto atterrare negli anni Novanta a Bilbao, col Guggenheim (1997).

Come qualcuno ha detto, sembrava che fosse arrivata da cento anni fa.

È stato come un arrivo di alieni buoni, che hanno rallegrato la città e portato un’enormità di gente a fare esperienza di questa meraviglia, capace di dare luce riflessa – dal rivestimento in titanio – a tutto il tessuto urbano della zona. FG – lo chiameremo così per velocità – ha ringraziato milioni di volte il suo analista per avergli salvato la vita. Ma non ci voleva forse tutta quella terapia per capire che erano proprio quegli strani accrocchi voluminosi la cosa che FG voleva fare e costruire nella vita, a partire dalle visioni o dai sogni che aveva nella testa.

Guggenheim Museum Bilbao

Mr Goldberg

All’inizio – come per la sua stessa casa, che è la cosa che costruisce per prima, un classico inevitabile, nel 1978 – si tratta di una sorta di iperbaraccato fatto di pezzi presi di qui e di là. “Cheapspace”, chiama FG quella fase, fatta anche di altri progetti realizzati nello stesso periodo. Ma qui non è difficile far risalire questa risacca materiale e mentale alla condizione di discriminazione etnica che FG e la sua famiglia subirono in Canada, nei primi anni della sua vita.

L’idea di una forte impronta civile e “umanistica”, “clean” e quasi socialista, del popolo canadese è evidentemente il prodotto di un marketing culturale molto ben fatto. Ma la realtà è ben altra, come ben dimostrano le scuse che Trudeau è stato costretto a porgere nel 2018 per il rifiuto ad accogliere una nave salpata da Amburgo nel 1939 con oltre 900 ebrei a bordo. Non un episodio singolo, se si pensa ai continui attacchi antisemiti che tuttora costituiscono oltre il 70% dei crimini di odio religioso in quel paese. Bruttissima e poco nota faccenda.

Goldberg è il vero cognome di Gehry. La famiglia si sposta in California nel 1947 anche per motivi medici: il padre è cardiopatico. E questo è il quarto asse delle direzioni centrali dell’operare di FG: psichiatria (non a caso) in particolare e degenerazioni cognitive.

Fondazione Louis Vuitton Parigi

Già nel 1968, con la moglie Berta, FG fonda l’Hereditary Disease Foundation, in California. Lavora nella ferramenta di famiglia, come ben si vede dalla sua carriera successiva. Per mantenersi agli studi di architettura, guida un furgoncino e installa cucine a domicilio (stessa cosa). Vince una borsa di studio al Mit di Boston, ma in urbanistica, allora va a lavorare per l’inventore dei centri commerciali, Victor Gruen. La prima moglie gli fa cambiare addirittura cognome perché troppo ebraico.

Con l’aiuto del suo vero mentore per la vita, Milton Wexler, il famoso analista, ad un certo punto capisce che deve fare quello che più gli piace, e allora cambia tutto.

Salto in avanti. «La memoria di Leonore, la moglie del mio caro psicoanalista, devastata come quella di quattro suoi famigliari dal morbo di Huntington – racconta FG – mi ha spinto a progettare con grande entusiasmo la Cleveland Clinic Lou Ruvo Center for Brain Health a Las Vegas (2010, ndr)».

È un altro atto di un virtuoso incontro e incrocio di affetti e dolori. Più in avanti, nel 2011, FG firmerà anche un apparente modesto progetto, ovviamente un miracolo: il “Maggie Cancer Care Centre” di Dundee (in Scozia).

Famiglia psicomagica

Ma se si pensa già alla seconda fase del lavoro di FG tutto sembra tornare con questa infilata: l’Istituto di Psichiatria a Yale (1985-1989), il centro commerciale Edgemar a Santa Monica (1984-1988), l’Areospace Museum di Los Angeles (1982-1984). No? L’utilizzo di allora avveneristici software di progettazione di stazioni extraorbitali messo in atto per i favolosi volumi di Bilbao aggiunge altri “agenti” alla famiglia psichica o psicomagica del maestro, il cui capolavoro è certamente la strabiliante Walt Disney Music Hall a Los Angeles, nel 2003.

Del resto molti sono gli elementi comuni tra le figure di Disney e Gehry (ovunque emerge in queste ore il character di FG stesso, doppiato con la sua stessa voce, in un episodio dei Simpsons del 2005, parlando di vera icona a tutto tondo, ma è un divertissement, ovviamente).

Pensiamo invece a “Fantasia” e alla musicalità pura, altro elemento della tavolozza che stiamo provando a tracciare assolutamente fondamentale per comprendere la vibratilità e l’ondulazione felice anche di un grattacielo recente come la Beekman Tower a New York (2011) o il quasi finito Guggenheim di Abu Dhabi.

Dancing House Praga

Insomma, Frank Gehry non prese Nobel alla Letteratura per pura restrizione mentale dei giurati – bizzarramente invece lasciata più libera con Bob Dylan. Ma mai e poi mai dovrà essere ridotto al riduttivo concetto di “decostruttivista” che nulla descrive del suo lavoro e che va lasciato ai poveri di spirito.

Questo non impedirà di farne agli occhi dei nostri posteri – quando dissotterreranno tra mille anni alcuni capolavori di Gehry, la favolosa Luma Foundation a Arles del 2021 – un antenato che ci farà fare ottima figura, e farà loro immaginare il nostro mondo come un mondo infinitamente più vivo e libero di quello che è stato ed è. Sarà per questo che stanno saltando fuori in queste ore manifestazioni d’affetto da parte della gente comune, e non solo dai “maledetti architetti” e dai loro esegeti. Grazie di cuore, FG. Ci vediamo presto, speriamo, su un pianeta migliore.

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