Si era ritirato tre anni fa per problemi alla vista, finché lo scorso dicembre aveva annunciato il proprio cancro inoperabile al pancreas che gli lasciava dai 6 ai 12 mesi di vita, rifiutando ogni trattamento invasivo e chemioterapia in favore di cure palliative per vivere serenamente gli ultimi giorni.

Lo storico disegnatore newyorchese George Pérez è scomparso lo scorso venerdì a quasi 68 anni, nella sua casa di Sanford in Florida dov’era tornato a fine febbraio, circondato dall’affetto nelle mure domestiche a ricevere amici e colleghi di una vita, coinvolgendo con candore scevro da strumentalizzazioni e sempre con un sorriso il pubblico di lettori e appassionati di tutto il mondo attraverso i social.

In questi mesi l’intero mondo del fumetto americano si è mobilitato a supporto di iniziative concrete in suo favore attraverso il diretto interessamento di colleghi e operatori del settore, in particolare Peter David (che con lui aveva creato il personaggio di Maestro nella celebre storia di Hulk Futuro imperfetto) e Kurt Busiek (sceneggiatore dell’epocale miniserie JLA/Avengers).

Lo sforzo si era concretizzato anche grazie a The Hero Initiative, l’organizzazione fondata nel 2000 dallo stesso Pérez per raccogliere fondi in favore dei fumettisti in difficoltà economiche quando privi di assicurazione sanitaria.

Celebre per la cura certosina nel raffigurare decine di personaggi in una stessa immagine o sequenza, dando comunque a ciascuno una giusta espressione che ne rispettasse la personalità, Pérez è passato alla storia del genere supereroico in particolare per aver disegnato alcune delle saghe più celebri sia in casa Dc (Crisi sulle Terre Infinite nel 1985-1986) che Marvel (Il Guanto dell’Infinito nel 1991), su cui si basano gran parte dei recenti successi cine-televisivi delle trasposizioni “live action” dei maggiori personaggi nei due universi narrativi.

Pur avendo illustrato in una carriera di quasi mezzo secolo quasi tutti i character di primo piano del fumetto americano – e avendo, da figlio di emigrati da Porto Rico, ideato graficamente il primo supereroe portoricano della Marvel: Hector Ayala alias Tigre Bianca, alla fine del 1975 cercando di sfuggire agli stereotipi della serie Deadly Hands of Kung Fu – l’opera più rappresentativa di Pérez rimane l’incontro-scontro tra la Justice League of America (il supergruppo composto da Superman, Batman, Wonder Woman, Flash, Aquaman, Lanterna Verde e Martian Manhunter) e gli Avengers (con Capitan America, Iron Man, Thor, Occhio di Falco, Visione e Scarlet Witch) in una miniserie rimasta insuperata anche per la clamorosa copertina del terzo numero che arrivò a contare ben 208 personaggi e fu ristampata di continuo come poster dei sogni di ogni appassionati.

La sua peculiarità

Pérez era peraltro il disegnatore ideale per il crossover tra le due case editrici rivali che dagli anni Sessanta caratterizzano il mercato statunitense: caso più unico che raro, aveva disegnato entrambe le serie dei concorrenti, a un certo punto perfino in contemporanea.

Ideata nel 1979 e prevista per il 1983, la miniserie fu interrotta durante la lavorazione e ripresa soltanto nel 2002 per trovare finalmente la pubblicazione l’anno seguente, ed essere ristampata in lussuosi volumi cartonati con dovizia di dettagli e curiosità “dietro le quinte”.

Proprio per aiutare Pérez in questi ultimi tempi, la miniserie è stata riedita in sole 7mila copie da The Hero Initiative, con 64 pagine di contenuti extra e una nuova postfazione di Busiek.

Se n’è andato alla vigilia del 20° Free Comic Book Day, la giornata del fumetto gratuito nata nei negozi specializzati statunitensi per promuovere l’intero medium con la partecipazione della maggioranza degli editori, per di più a dieci giorni dalla scomparsa dell’altro grande innovatore moderno del fumetto americano Neal Adams, come lui molto attivo fin dagli anni Settanta nei movimenti per riconoscere agli artisti i diritti d’autore e di sfruttamento dell’immagine dei personaggi di loro creazione.

Molti ricordano la sua iconica copertina di Superman in lacrime con in braccio Supergirl nella classica posa della Pietà di Michelangelo (che a lui stesso è capitato di rifare posando con i fan alle convention), ma a questo punto l’immagine più bella è quella di quando, sempre più magro, Pérez si godeva dalla sua poltrona di casa i messaggi dai lettori di tutto il mondo che lo salutavano riconoscenti.

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