Il Campione rese pubblica la sua battaglia con la malattia nel 2018 attraverso un libro che si intitola Goals, Mondadori.

A me, che pure lo sentivo tutti i giorni in quanto suo editor, non aveva lasciato presagire alcunché. Lo scoprii anche io leggendo direttamente le sue parole, di colpo, senza avvertenze, mentre ero in treno a tutta velocità verso Roma, estrapolando l'allegato di una sua mail asciutta e gentile come diverse altre già ricevute, firmata con il solito saluto all’inglese prima del suo nome: Best, Luca.

Fino a quella mail, nelle nostre piacevolissime chiacchiere di lavoro, il concept editoriale era stato chiaro e mai variato: dalla boxe al bob a cinque, dal baseball al badminton, Gianluca aveva scovato persone, gesti e imprese significative in ogni luogo teatro di una qualche tenzone sportiva, anche non professionistica.

Chelsea's Gianluca Vialli scores the first goal against Valerenga during Thursday, March 18,1999, in their European Cup Winner Cup quarterfinals, second leg, at Oslo's Ullevaal stadium. Valerenga goalie Mikko Kaven in background. (AP Photo/Erik Johansen)

Messe tutte insieme, si trattava di 99 storie, con l’aggiunta di 99 piccole considerazioni morali, sottolineate da altrettante citazioni d’autore. Nel suo studio della casa londinese aveva un’intera parete con i quote preferiti, scritti sui post.it e appiccicati dappertutto, sopravvissuti alle ire “puliziesche” della moglie.

Chiaro il progetto e chiara la realizzazione, che procedeva come da programma senza alcuna avvisaglia di problemi e/o ripensamenti.

Di storie, però, ne erano arrivate solo 98. Ne ballava una, l’ultima, e il resto del testo era ormai pronto per essere mandato in stampa.

Pierdomenico Baccalario, lo scrittore diventato temporaneamente la sua penna, mi aveva annunciato con sabauda nonchalance che l’ultima, la 99, me l’avrebbe recapitata direttamente lui, Il Campione, perché avrebbe riguardato un episodio vissuto in prima persona. Ancora totalmente ignaro, avevo vagheggiato fra me e me su una storia autobiografica di spogliatoio juventino che io stesso mi ero spinto a chiedergli in un momento di umana prospettiva commerciale.

Il giorno dopo, puntuale, arrivò.

La storia 99

La Juventus negli anni Novanta (Archivio Storico Olycom/Lapresse)

La storia numero 99 è un capolavoro di sincerità, dignità e forza mentale. Racconta ovviamente della malattia, terribile come tutte le malattie gravi, di quanto sia spiazzante per uno sportivo, abituato a usare il corpo come espressione di sé. Ma soprattutto mette nero su bianco la lezione che Il Campione ha regalato a tutti noi, cercando la vittoria anche nella partita contro l’avversario imbattibile.

La sua lezione prima l’ha scritta su Goals, poi l’ha ripetuta in ogni occasione pubblica, a Che tempo che fa e ai microfoni di Cattelan, compresa l’ultima, il docufilm La bella stagione presentato al Torino Film Festival, e infine l’ha vissuta e incarnata giorno dopo giorno, mantenendo tenacemente fede allo schema deciso quando si è ritrovato nel campo scelto dal suo avversario.

Leggetela, la sua lezione, la numero 99. Scoprirete che Gianluca Vialli, Il Campione, ha pianto tutte le lacrime del mondo, poi però ha giocato la sua partita con la strategia migliore possibile: curarsi, tenersi vivo e mantenere fisso il sorriso sul volto nella speranza che l’ingombrante compagno di viaggio si stufi e abbandoni il tragitto spostando il capolinea più avanti.

In tutti questi anni di battaglia, all’incirca cinque, Vialli non ha mai saltato un giorno di cure, non ha mai disatteso un impegno professionale, non ha mai pronunciato un sì in più di quanto non gli fosse consentito dall’intensità del dolore, non ha mai smesso di progettare il suo futuro prossimo. Non ha mai chiesto compassione, sempre e solo rispetto. Non ha mai smesso di sorridere e offrire la sua lezione alle persone intorno a lui.

Non ha mai smesso di farsi forza e, soprattutto, dare forza.

Ciò che ha scritto nella storia numero 99 (un numero non casuale per chi ha sempre indossato la maglia numero 9), e cioè capire di essere umani, ma anche provarci sempre, non arrendersi mai, cercare in noi stessi le energie per superare gli ostacoli, è diventato il suo mantra. È ciò per cui noi lo ricorderemo, più dei suoi quasi 300 goal da professionista (amava minimizzare dicendo che ne aveva sbagliati molti di più di quelli segnati, e che teneva molto ai suoi 100 assist).

La cena da Carmine

(Cal Sport Media via AP Images)

Io ricorderò la sua ultima cena, quella del 27 novembre 2022 da Carmine, lo storico ristorante della Sampdoria 90-91. Eravamo tanti e tutti sapevamo tutto. Eppure siamo riusciti a essere pieni di gioia per la grande bellezza della trasformazione del libro La bella stagione, sempre Mondadori, sempre scritto da Vialli, Mancini e tutti i calciatori della Sampdoria campione d’Italia, in un capolavoro di docufilm diretto dal regista Marco Ponti.

C’erano ovviamente gli ex compagni di squadra, da Pagliuca a Pari, da Bonetti a Vierchowod, a Mancini. C’erano la figlia del Presidente Mantovani e tutti gli ex dirigenti. C’erano i ragazzi di Groenlandia, la casa di produzione, e la Rai tutta. C’era perfino un New Troll che ha travolto tutti con le canzoni da stadio e abissi di folle karaoke.

Approfittando dell’atmosfera festosa, Il Campione se n’è andato alla chetichella, dopo il primo piatto. Tutti noi commensali ce ne siamo accorti, e abbiamo compreso e in qualche modo coperto la sua innocente fuga.

L'allenatore della Sampdoria Vujadin Boskov con Mancini e Vialli (LaPresse)

Poi il giorno dopo, da vero gentleman inglese, un meme vocale di saluto che aveva l’odore dolciastro di un addio: aveva fatto il pieno di emozioni, non sarebbe riuscito a inghiottirne altre. Ma ne valeva la pena. Stava per arrivare a casa e l’obiettivo era recuperare un po’ di forze.

Oggi che il suo viaggio è finito guardo fisso la copertina di “Goals”, accarezzando la copia che è affettuosamente stabile nella mia libreria personale, quella dei libri importanti. Su quella copertina c’è il volto di Gianluca Vialli, Il Campione, con gli occhi chiusi e il sorriso di chi ha scelto di combattere la battaglia furiosa contro la malattia in modo gentile, tenace e utile agli altri.

Sul retro del libro, la frase delle frasi, quella che lui stesso aveva indicato come la sua, e che ora risuona come un epitaffio da eroe greco: «Voglio essere di ispirazione alle persone. Voglio che qualcuno mi fermi per strada e mi dica: “Grazie a te ho trovato la forza di non mollare mai”».

Bene, Campione, in questo giorno di annunciata tristezza, è un onore confermarti che ce l’hai fatta.

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