È scomparso a Milano uno dei più famosi vignettisti satirici italiani: aveva 94 anni. Ha lavorato per anni a Repubblica, La Stampa e Il Giornale
È morto a Milano all’età di 94 anni Giorgio Forattini, che con le sue 14mila vignette ha attraversato tutta la stagione della Prima Repubblica. A partire dal referendum sul divorzio (la sua prima vignetta su Paese Sera, come ricordava, in cui rappresenta il presidente del Consiglio democristiano Amintore Fanfani come il tappo che salta da una bottiglia con l’etichetta “No”), ha fatto satira per decenni.
Giovanni Spadolini, Giulio Andreotti, Bettino Craxi, Ciriaco De Mita, fino ad arrivare a Romano Prodi, Walter Veltroni, Giuliano Amato, Umberto Bossi: nessun politico è stato risparmiato dalla sua matita.
Forattini nasce nel 1931 a Roma. Da giovane lavora come operaio in una raffineria di petrolio nel nord Italia, poi come rappresentante di commercio di prodotti petroliferi a Napoli e nel sud Italia. Nel 1959 torna a Roma, dove cura la rappresentanza di una casa discografica, e poi tra il 1967 e il 1970 lavora in un’agenzia di pubblicità come illustratore e copywriter. A quarant’anni entra come impaginatore grafico nel quotidiano romano Paese Sera.
A lungo a Repubblica, per cui nel 1978 crea l’inserto Satyricon, dal 1982 passa alla Stampa, prima di tornare a Repubblica due anni dopo. Ci resterà fino al 1999, quando abbandona il quotidiano per via di una querela (poi ritirata) di Massimo D’Alema.
Dal 2000 al febbraio 2005 è di nuovo il vignettista della Stampa. Dal 2006 a metà 2008 collabora con il Giornale. Il 2 agosto 2008 inizia la collaborazione con il Quotidiano Nazionale, che per primo ha dato la notizia della sua scomparsa.
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