Parla l’artista ucraino Pavlo Makov

“Quel che voleva fare Putin era chiaro da anni, siete voi che non l’avevate visto”

Pavlo Makov, Dorotea. Assedio di Kharkiv, 2015—2016. Courtesy the Artist
Pavlo Makov, Dorotea. Assedio di Kharkiv, 2015—2016. Courtesy the Artist
  • «L’aria fuori è diventata irrespirabile. Fumo, polvere e odore di bruciato. Le bombe continuano a cadere». A parlare è Pavlo Makov, 63 anni, l’artista scelto per rappresentare l’Ucraina alla prossima Biennale di Venezia, nascosto in un rifugio di Kharkiv.
  • Lui e il suo team è ancora determinato a partecipare alla Biennale. L’artista ha intenzione di esporre una rielaborazione di un suo vecchio progetto concepito all’inizio degli anni Novanta, intitolato Fontana dell’esaurimento. Si tratta di una piramide di 78 imbuti di bronzo che parlerà dell’acqua. 
  • Negli ultimi anni l’artista Kharkiv è tornato più volte sul tema della guerra. È il caso del libro d’artista Donrosa. Diario di un giardino di rose ucraino, omaggio alla città di Donetsk, nel Donbass.

«L’aria fuori è diventata irrespirabile. Fumo, polvere e odore di bruciato. Le bombe continuano a cadere». A parlare è Pavlo Makov, 63 anni, l’artista scelto per rappresentare l’Ucraina alla prossima Biennale di Venezia. Lo raggiungiamo telefonicamente allo Yermilov Center, spazio nei sotterranei dell’Università statale di Kharkiv, negli ultimi anni utilizzato per mostre di arte contemporanea. È lì che lui e altri artisti con le loro famiglie si stanno rifugiando dai bombardamenti delle truppe

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