Nella casa in cui ho passato gli ultimi quattro anni non avevo un balcone. Neanche uno di quei posaceneri attaccati ai palazzi che a Milano chiamano balconcino e che ospita solo il cassone del condizionatore. 

Proprio niente, solo finestre, per altro anche alte, iniziavano al petto, non riuscivo nemmeno a sporgermi. No, non vivevo a San Vittore, bensì a Lambrate, in un bilocale di neanche 40 metri vista binari. Credo, perché appunto non si vedevano, ma i treni si sentivano tutti. Lo sapete che i treni merce iniziano a passare verso le cinque del mattino, e non si fermano fino a notte fonda? Anche in pieno lockdown. Quindi, non potevo affacciarmi a cantare, ma almeno sentivo la vita che andava avanti. E indietro. E avanti.

I piccioni

Potete quindi immaginare la gioia di avere un vero e proprio balcone nella nuova casa. Ci si può addirittura camminare. Potete quindi immaginare la delusione quando ho scoperto che è la meta preferita di tutti i piccioni della zona.  

Ormai ho anche imparato a riconoscerli. Ce ne sono due grigi, che girano sempre a coppia, e poi ce n’è uno bianco, e mi sembra di aver capito che comanda abbastanza nel gruppo. Non posso accettare che il mio tanto agognato balcone sia loro ostaggio. Ho provato a scacciarli con le mani, con le mani, con le mani ma niente da fare. Servono altri rimedi.

La prima cosa che mi è stata consigliata sono i cd. Ma nel 2022 dove li trovo dei cd? Mi sembrerebbe strano comprarne di nuovi proprio per questo uso. Mi sembrerebbe strano comprarne di nuovi e basta, in verità.  

Magari bastano delle cose riflettenti? Perché non uno specchio, allora, che fa anche arredo? Ne avevo uno ancora da collocare in casa, l’ho appoggiato fuori per vedere se aveva effetto. Dopo neanche un giorno era ricoperto di escrementi. Così, a sfregio.

Il dissuasore

Mentre guardavo la mia immagine riflessa, parzialmente coperta da colature bianche, mi sono reso conto che quella non sarebbe stata una semplice scocciatura. Era una vera e propria faida. Loro volevano giocare, e io ero pronto.

Dalla mia, per esempio, c’è il fatto che so leggere, e loro no. E quindi mi immergo nel sottobosco di blog su come liberarsi dei piccioni. C’è un sottobosco di blog per praticamente ogni cosa. Cercando “coso per scacciare piccioni” mi sono sentito rispondere da quel saccente di Google: forse stavi cercando un “dissuasore per piccioni”. No caro saputello mio, non cerco di dissuaderli.

Dissuadere è un verbo che immagino coinvolga un minimo di dialogo, di contrattazione. Ti convinco a non fare una certa cosa. Qui non c’è spazio di negoziazione. O me, o loro. Comunque, il dissuasore più diffuso è quella striscia di silicone con tutti aghi, tipo letto di un fachiro, ma credo dissuaderebbe anche me dall’uscire in balcone.

Un trono di spade

Un altro metodo molto consigliato è quello di mettere dei finti uccelli, tipo corvi o civette, sul balcone, perché spaventano i piccioni in quanto ben più coatti di loro.  

Ero quasi tentato di strafare e prendere direttamente un’aquila ad ali spiegate, ma poi faceva troppo ultras della Lazio, o peggio ancora, ricordava altri balconi di altre epoche storiche, e ho ripiegato su tre bei corvi in plastica, che ho agganciato alla ringhiera.

Mettono paura ai piccioni? No. Agli ospiti che casualmente passano da me sì. «Oddio!». «Non ti preoccupare, è finto, storia lunga». Poi dico che filmeranno un sequel del Trono di spade a Milano e il castello di Grande inverno lo girano da me.  

Non fanno altre domande.  

Un Barolo di bassa lega

I primi giorni, i piccioni hanno girato alla larga, tenendosi sui cornicioni più alti per osservare la situazione. Io facevo finta di parlare con i corvi, in particolare simulavo conversazioni in cui reagivo a loro racconti di risse con altri volatili. «Ah cavolo, gliene hai date di santa ragione!». «Due mesi con la condizionale? Alla fine neanche tanto ti hanno dato!».

Hanno capito presto che era una farsa. Sono poco credibile così rilassato con eventuali picchiatori pregiudicati.

Nuovo tentativo, sempre grazie ai suggerimenti in rete: esistono degli spray in commercio con dei liquidi dall’odore apparentemente repellente per i piccioni. Me ne procuro uno. Costa come un Barolo di bassa lega, ma pur sempre un Barolo.

Come un centro massaggi 

Come in quelle immagini di Wuhan di inizio 2020, mi schermo completamente e inizio a spruzzare tutto il balcone di questo repellente. 

Mi aspetto un odore fetido, e invece sa di Vicks Vaporub, mi ricordo quanto erano belli e semplici i tempi in cui arrivava l’influenza e bastavano le coccole di mamma, mi scende una lacrima. O forse è la reazione ai fumi del repellente? Macché. Leggo bene l’etichetta: mistura di acqua e oli essenziali, senza veleni, senza sostanze nocive per nessuno, praticamente un prodotto omeopatico. Ho dei dentifrici più tossici.

E infatti i piccioni tornano senza problemi. Anzi, probabilmente credono di essere atterrati in un centro massaggi.

La salsa

Leggo su internet, ancora, che servono sostanze piccanti per irritare effettivamente i piccioni. Perfetto, sono pieno di salse che poi non ho coraggio di usare perché non ho mai avuto grande resistenza. Ricopro la ringhiera di Tabasco.

Mi metto dietro il vetro in attesa. Arrivano i due piccioni grigi, e poi quello bianco. Mi guardano fissi, con aria di sfida. Guardano il cornicione, evidentemente hanno notato la mia mossa, e mi immagino stiano per scappare, i pivelli.  

I due grigi effettivamente volano via, il bianco resta a guardarmi. Forse vuole far vedere quanto resiste, come in quei film di mafia in cui il boss si spegne la sigaretta sulla mano.

E invece no, i due grigi tornano con delle patatine. Gli ho semplicemente fornito una buona salsa per i loro spuntini.

Nel vento

Ennesimo esperimento: compro un rotolo di nastro argentato rifrangente, dovrebbe assolvere la funzione dei Cd (che a pensarci ora, i Cd, per la musica, assolvevano la funzione dei nastri delle audiocassette, corsi e ricorsi storici).

Riempio la ringhiera di fiocchi, il mio balcone sembra un centro sociale pronto per un rave. Apparentemente, sta avendo effetto: nessun piccione in vista, neanche uno fricchettone venuto per la techno.  

Negli ultimi giorni però Milano ha vissuto una cosa che a mia memoria non avevo mai visto: no, non parlo di un calo dei prezzi, bensì di forti raffiche di vento. Ed ecco di nuovo, che questi nastri non spaventano soltanto i piccioni, ma anche il sottoscritto. Rumori sinistri e colpi sul vetro, e io che ci casco ogni volta.  

Non appena il vento è terminato, sono tornati i piccioni.  

Variare il palinsesto

Niente da fare, mi sto rendendo conto che il problema vero è che questi simpatici concittadini si abituano davvero a tutto, e anche in fretta. La soluzione sarebbe creare di continuo nuovi espedienti per spaventarli, ma senza mai annoiarli. Un vero e proprio palinsesto. Anche Profondo rosso smette di far paura dopo diverse visioni, perché non dovrebbero farlo i miei mezzucci trovati su internet?

Ma ne ho voglia? Non lo so, vorrei fare dell’intrattenimento la mia vita, ma forse i piccioni del mio quartiere non sono il pubblico che avevo in mente. Forse dovrei solo imparare da loro questa capacità di abituarsi alle cose. Forse sono loro il vero esempio di resilienza, una parola che a Milano va tantissimo.  

Forse, ma adesso scusate devo installare dei dispositivi a ultrasuoni, se vogliono intrattenimento lo avranno in dolby sorround.

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