Dante reazionario è il titolo di un libro di Edoardo Sanguineti, poeta e professore di letteratura, pubblicato nel 1992 dagli Editori Riuniti, la storica casa editrice del fu Partito comunista italiano.

È un po' come il Balzac amato da Marx, il Balzac codino e conservatore, ma feroce analista della borghesia francese del primo Ottocento e delle sue turpitudini.

Secondo un resoconto di Francesco Erbani, nel 2006, al Festival della Letteratura di Mantova, Edoardo Sanguineti e suo figlio Federico, filologo e dantista, autore della prima edizione critica della Commedia, si sfidarono in una personale lettura che divise il figlio dal padre.

Il Dante reazionario e il Dante a suo modo rivoluzionario. Per Edoardo Sanguineti Dante è il primo ad accorgersi che il mondo feudale è in via di estinzione, sovrastato dalla nuova borghesia dei mercanti e dei banchieri.

Quella di Dante è una critica feroce del nascente capitalismo, dei suoi uomini famelici, ma è una critica “da destra”, aggiunge il poeta, che si concretizza nell’invocazione al ritorno dell'imperatore.

Per Federico Sanguineti Dante crea invece un personaggio, Beatrice, che è «uno scandalo nella storia della letteratura cristiana». La figura di «una donna che insegna, detta legge e parla».

Fa cioè il contrario di quanto san Paolo, nella prima lettera a Timoteo, raccomanda alla donna in genere: «Mulieri docere non permitto», alle donne non sia consentito di insegnare («è san Paolo», sottolinea Federico Sanguineti, «non il Corano»).

Beatrice spiazza i precetti della patristica, di san Tommaso, per il quale la Vergine possiede l’uso della sapienza solo nella contemplazione, «ma non per quanto concerne l’insegnamento».

Altro che reazionario, insiste Federico Sanguineti, ironizzando sul Dante “reazionario” che piace anche a Marcello Veneziani, perché autorizzerebbe quella società patriarcale, dove la cultura si trasmette di padre in figlio, «non nominando mai le figlie».

Dante è «il più antisublime dei poeti italiani», è un nostro contemporaneo.

Non solo Beatrice non è esclusa dalla sua polis, ma è vista come una specie di guida politica: «E sarai meco senza fine cive», dice a Dante.

Insomma, non se ne viene a capo e conviene lasciare la parola a Dante.

Nato nell’anno 1265 (prima che ci fosse l’Italia, prima che ci fosse l’Europa, prima che ci fosse l’America), Dante condivideva i pregiudizi e i giudizi dei suoi contemporanei. Non aveva in grande considerazione l’intelletto delle donne:

Ma perché lo meo dire util vi sia,

discenderò del tutto

in parte ed in costrutto

più lieve, perché men grave s’intenda:

ché rado sotto benda

parola oscura giugne ad intelletto;

per che parlar con voi si vuole aperto. (canzone Doglia mi reca ne lo core ardire)

(vuol dire che alle donne, che portavano il velo, la benda, occorre parlare in termini semplici).

E voleva che fossero composte, umili, riservate:

O dolce frate, che vuo’ tu ch’io dica?

Tempo futuro m’è già nel cospetto,

cui non sarà quest’ora molto antica,                            

nel qual sarà in pergamo interdetto

a le sfacciate donne fiorentine

l’andar mostrando con le poppe il petto, (Purgatorio XXII)

(vuol dire che le donne fiorentine dovrebbero andare in giro vestite più accollate).

Poi disprezzava l’islam, che considerava un’eresia del cristianesimo:

Or vedi com’io mi dilacco!                            

vedi come storpiato è Maometto!

Dinanzi a me sen va piangendo Alì,

fesso nel volto dal mento al ciuffetto.     

(Maometto finisce infatti nel girone degli scismatici, Inferno XXVIII)

E non apprezzava granché gli ebrei, probabilmente:

Se mala cupidigia altro vi grida,

uomini siate, e non pecore matte,

sì che ‘l Giudeo di voi tra voi non rida! (Paradiso V)

(qui parla ai cristiani: che non devono far ridere gli ebrei a causa della loro avidità).

E naturalmente pensava che la gente dovesse starsene a casa sua, dov’era nata, e la commistione «delle persone» fosse un disastro. Le famiglie del contado si erano stabilite a Firenze, e questo aveva causato la decadenza della città:

Sempre la confusion de le persone                                    

principio fu del mal de la cittade,

come del vostro il cibo che s’appone (Paradiso XVI)

(L’immigrazione come una specie di indigestione che causa il malessere della città).

           

E altre opinioni “reazionarie” del genere si possono trovare altrove. Peraltro, era un cristiano vero, e un maschio in un mondo di maschi.

Ma, naturalmente, l’idea che sia all’origine di una “cultura di destra” italiana è priva di senso.

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