Quando o se l’intelligenza artificiale potrà raggiungere o superare quella umana è una questione di cui ormai si discute frequentemente. Ma come si fa a effettuare questo tipo di misurazione? Che cosa dovremmo misurare e che cosa dovremmo confrontare?

Non so se esista già un criterio sul quale saremmo tutti d’accordo per effettuare questa operazione. Se ben ricordo ne aveva proposto uno Turing, tanto apparentemente semplice quanto geniale.

Il test era così: quando io comunico con qualcuno in un’altra stanza (al cui interno non vedo) e nel corso di questa chiacchierata non sono in grado di distinguere se sto parlando con un umano o con una macchina, in quel preciso momento l’intelligenza artificiale avrà eguagliato l’intelligenza umana e tu non saprai quindi se stai parlando con un essere umano o con una macchina.

Mi permetto di aggiungere, di conseguenza, che se ogni volta che comunichi con questo nell’altra stanza, lui ti sembra intelligentissimo, molto più intelligente di te, allora forse l’intelligenza artificiale avrebbe superato quella umana.

Il caso dei motori

Dopo lungo ragionamento, per portare un contributo a questa discussione, io mi permetterei di proporre il test di Cornia, appena inventato da me. Adesso mi spiego.

Partiamo dal caso dei motori. Devo fare il lavoro x, per esempio far girare una pesantissima mola per tritare il grano e ottenere farina. All’inizio ci metto quattro servi che per ore fanno girare la mola spingendo. Dopo un po’ riesco a procurarmi un asino che sostituisco ai quattro servi.

Adesso è l’asino a far girare la mola. In una prima fase si tratta di lavoro servile e nella seconda di lavoro animale che sostituisce il lavoro servile. Passano mille anni, qualcuno inventa un motore elettrico, così si sostituisce all’asino il motore elettrico. Siamo quindi adesso a un motore che ha sostituito il lavoro animale che aveva sostituito il lavoro servile.

Ebbene, passa un po’ di tempo e ci troviamo con altre macchine che sostituiscono lavori un po’ più raffinati del lavoro servile. Abbiamo macchine che sostituiscono il lavoro operaio che aveva sostituito il lavoro artigianale nella forma della fabbrica manifatturiera.

Il lavoro operaio lo compie appunto l’operaio che pian piano viene sempre più sostituito dai robot. Anche perché magari l’operaio è stato con gli amici tutta la domenica a bere come un cretino e la mattina del lunedì quando suona la sveglia si alza e casca subito per terra perché non ha ancora smaltito.

Comunque, lasciando perdere i colpi di testa dell’operaio, che si mette in mutua per emicrania invece che per postumi orrendi dovuti a consumi eccessivi di alcool, passiamo adesso al settore impiegatizio.

Arrivano delle nuove macchine dove una macchina è in grado di fare da sola e in poco tempo il lavoro che prima facevano cento impiegati, e poi, dopo tre anni, di fare il lavoro che prima facevano mille impiegati, anche perché magari qualche impiegato poteva essere un po’ carente, per esempio l’impiegato x la notte prima, visto che aveva conosciuto nelle settimane precedenti la ragazza y, anche lei impiegata, che gli piaceva moltissimo, e questo piacere era reciproco, l’impiegato x e l’impiegata y sono finiti a letto insieme e, presi da reciproca felicità, ci hanno dato per tutta la notte e la mattina dopo, quando suona la sveglia, essendo pieni di endorfine, la sveglia non la sentono neanche. Cosa che un pc non farebbe mai.

Quindi il computer e il robot in un certo senso sarebbero anche più affidabili e meno viziosi. Mi rendo conto che ho fatto una sintesi molto veloce e un po’ ideologica in questa breve storia del lavoro dal neolitico a oggi ma è quanto basta ai fini del mio discorso.

Egoismo ed edonismo

Arriviamo a questo punto al problema di cui si discuteva, cioè di un’intelligenza artificiale in grado di essere indistinguibile o addirittura in grado di sopravanzare l’intelligenza umana.

Ma l’intelligenza umana è fatta anche di egoismo, questo lo riconosce e lo esalta anche il pensiero liberale, e di edonismo, cioè almeno una continua ricerchina di piccoli piaceri quotidiani (vedi l’operaio che ha passato tutta la domenica a bere alcolici con gli amici e si dà malato; vedi anche i due impiegati che hanno fatto sesso o han fatto all’amore tutta la notte e non sentono neanche la sveglia; potremmo anche metterci un servo che visto che la governante si assenta un attimo, scappa in cucina a rubare un panino e si imbosca nella stalla a mangiarlo lasciando per venti minuti la sua mansione).

Potremmo dunque dire che questi impulsi egoistico-edonistici tipici dell’imboscamento umano di tutti i tempi sono gli aspetti che descrivono nel miglior modo la tipica intelligenza umana (e forse anche animale).

Eccoci dunque al test di Cornia: non sarà quando un’intelligenza artificiale, entrando nei computer del Pentagono, scatenerà la terza guerra mondiale atomica che l’intelligenza artificiale avrà superato quella umana, ma sarà piuttosto quando la borsa di New York resterà bloccata per ore e diverrà immediatamente chiaro agli esperti che l’intelligenza artificiale in uso si sta masturbando.

Oppure, possiamo immaginare che si blocchi tutto al ministero dei Trasporti e poi risulti dopo qualche minuto che è completamente bloccato anche il ministero delle Finanze e un esperto capisca che è perché l’intelligenza artificiale si è organizzata un campionato di tris.

Oppure quando chat Gpt dirà a chi lo sta usando: coglione, queste cagate non sai scriverle da solo? Ecco cosa dice in poche parole il test di Cornia: quando l’intelligenza artificiale rivelerà gli stessi vizi: pigrizia, piccoli egoismi, tendenza a imboscarsi, tendenza agli scherzi, fissazioni masturbatorie varie, l’intelligenza artificiale avrà eguagliato quella umana.

Se diventa completamente inutile, scappa nella foresta a farsi i cazzi suoi e riesce a replicare la fotosintesi clorofilliana invece l’intelligenza artificiale è diventata più intelligente dell’intelligenza umana.

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