L’artista non spiega l’intuizione di cancellare le parole, ma offre indizi per afferrare il senso di un’opera molto attuale. Dell’incerto testo del presente rimangono frammenti decontestualizzati di quella che ci siamo abituati a chiamare «vita»
- Emilio stava inventando un nuovo linguaggio, anche grafico, e la tipografia del Gazzettino somigliava alle fornaci di Murano dove le idee prendono corpo fisico e, diventando visibili, partecipano alla vita.
La pandemia tende a cancellare le pagine dei quotidiani, a una a una. Relega le altre notizie in secondo piano. Giorno dopo giorno le ha tirate giù dalle schermate d’ingresso dei siti, le ha rimpicciolite sulle prime pagine cartacee. Ha cancellato le cose.
Bisogna fare di tutto per evitare di cancellare il Natale? Ma che cos’è il Natale? Che cosa significa questa parola, nella società italiana, oggi?
In questi mesi, l’arte che ha accompagnato la mia esperienza della pandemia sono state le cancellature di Emilio Isgrò. Le sue opere sono iconiche, tutti le hanno viste almeno una volta nella vita. Sono finite nelle copertine, nelle pubblicità, e sono state imitate in tanti modi. Si presentano così: pagine di libri in cui le righe alfabetiche sono state sistematicamente ricoperte da strisce di inchiostro nero. Ho letto la sua autobiografia, Autocurriculum, pubblicata da Sellerio. Molto bella, ap



