Non è soltanto una questione di conquistare il calcio globale. Per i sauditi la sfida è molto più ambiziosa. Vogliono proprio cambiare ciò che il sociologo della cultura globale Arjun Appadurai ha denominato mindscape, cioè il paesaggio mentale condiviso. In  questa vasta operazione, che è al tempo stesso materiale e simbolica, il calcio non poteva non trovare il suo segmento di missione.

Va in questo senso l'indiscrezione sulla prossima costituzione di un club con sede a Neom, la città futurista voluta dal principe ereditario Mohammed bin Salman nella provincia di Tabuk, in prossimità del Mar Rosso. Costruita in pieno deserto seguendo criteri da smart city, con un investimento da un trilione di dollari, Neom si dividerà in quattro regioni, differenziate per funzioni e popolazione: Sindalah, Trojena, Oxagon e Line.

La propaganda parla di una mega-città altamente razionalizzata, che fonderà elevati canoni di estetica con una pressoché integrale autosufficienza energetica garantita da fonti rinnovabili. La visione dei rendenring rimanda invece sensazioni inquietanti, uno strano mix fra il Mondo Nuovo (e completamente anestetizzato) di Aldous Huxley e il Metaverso col suo imperativo dell'avatarizzazione.

Ma al di là di tali impressioni, rimane il progetto di fare dello sport un volano di sviluppo anche a Neom. La neo-città, che verrà inaugurata per una prima parte nel 2025, si è già vista assegnare i Giochi invernali asiatici del 2029. Inoltre, nel suo territorio è in fase di realizzazione un circuito per ospitare gare del mondiale di Formula 1, che porterebbe l'Arabia Saudita a ospitarne due nel corso di una stagione poiché dal 2021 ospita già una tappa a Gedda. E poi ovviamente c'è il calcio.

Una squadra, più stadi

Si chiamerà Neom Football Club e avrà sede nella regione di Line. Che è anche la parte più visionaria della mega-smart city. Come il nome fa prefigurare, si tratta di una città verticale e interamente alimentata da energie rinnovabili, con rinuncia ai mezzi di trasporto tradizionali. In questo sotto-sistema urbano nato dal nulla verrà allocato un club calcistico che altrettanto dal nulla deriva.

Una società priva di storia, di tradizione, di un'identità e di una tifoseria. Un esperimento sociale calcistico nel contesto di un esperimento sociale e territoriale di portata più ampia. Anche in questo senso i sauditi stanno rivoluzionando il calcio, azzerando il corredo simbolico che lo caratterizza nelle terre in cui si è sviluppato fra i secoli Diciannovesimo e Ventesimo.

I sauditi questo patrimonio non lo hanno, e soprattutto è fra le poche cose che non possono comprare. Dunque è anche per questo che il Neom FC assume un significato particolare. Nella città sorta da zero per essere scaraventata immediatamente nel rango delle città globali viene costituito un club privo di passato ma pronto, c'è da scommetterci, a competere ai massimi livelli sia sul piano nazionale che sul piano internazionale. E giusto per continuare sulla linea di rottura con tutto ciò che nel calcio sa di tradizione, ecco che il Neom giocherà in più di uno stadio. Tutti costruiti nel territorio di Line.

Il motivo con cui viene giustificata questa scelta, che comunque sarà pienamente operativa soltanto dal 2045 (cioè quando tutto il piano delle opere sarà completato), è che nella regione urbana da 170 chilometri quadrati, in cui dovrebbero essere ospitati 9 milioni di abitanti, ogni segmento di popolazione locale possa avere diritto di vedere la squadra che rappresenta la municipalità senza doversi spostare eccessivamente; dunque sarà la squadra a spostarsi da uno stadio all'altro.

E in tutto ciò resta il senso fortemente impattante della squadra che non ha una casa, come è tradizione del calcio dacché esiste. Nasce invece la squadra che ha quattro o cinque case e decide quale usare per ciascuna gara, per ragioni di ordine non agonistico.

La costruzione del talento (ma non per Mancini)

Non c'è soltanto il livello di vertice, nel calcio che sorgerà a Neom. Il nome della città è associato anche allo sviluppo del talento di base, un altro fra i pilastri del progetto saudita di sviluppo calcistico, lo Shuhub Community Program. Una prima leva è partita negli scorsi mesi e ha chiamato a raccolta centinaia di ragazzini di età compresa fra i 7 e i 12 anni.

L'obiettivo è estrarre il talento locale, ma non ci sarebbe da stupirsi se i sauditi replicassero il modello qatariota delle accademie Aspire, che hanno rastrellato giovanissimi dai paesi africani e da quelli asiatici più poveri, per poi naturalizzare i migliori e immetterli nel circuito delle rappresentative nazionali.

Ovvio che si tratti di un progetto molto futuribile, del quale non potrà beneficiare Roberto Mancini. Per il cui incarico alla guida della nazionale saudita sarebbe ormai questione di giorni. Il Ct in fuga dalla nazionale azzurra dovrà fare con ciò che il movimento calcistico saudita mette a disposizione adesso. Per un salario da 30 milioni di euro annui, ciò che le indiscrezioni riferiscono, potrà anche farsela piacere così.

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