Cultura

La società in cui gli scrittori pensano come ChatGpt

Il bot addestrato per esprimere buoni sentimenti e idee banalmente corrette non ha molto da dire quando si tratta di letteratura, il regno dell’antilogico e dei pensieri che disturbano. Rimane una domanda inquietante: l’obiettivo è creare macchine che si comportino come persone, o di ritrovarci in una società in cui le persone si sono abituate a pensare e a scrivere come le macchine?

La ChatGpt (acronimo traducibile come “Trasformatore pre istruito che genera conversazioni”) non si limita a offrire al fruitore piacevoli e utili chiacchierate; la si può usare per scrivere recensioni, cronache sportive, saggi scolastici, lettere commerciali sempre meno distinguibili dai testi di persone in carne e ossa, con relative conseguenze sul mercato del lavoro eccetera. Mi sono divertito a sfidarla sul piano della letteratura, sapendo che per lei è uno dei terreni più impervi, dato c

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