Sono tre anni che ogni settimana questa rubrica analizza e interpreta la classifica dei libri e dei loro autori. Dalla letteratura alta e d’intrattenimento alla politica e alla saggistica di attualità. Con un atteggiamento fenomenologico. Descrivendo i dati e evitando le prediche.

La classifica dei libri è una rilevazione del mercato assolutamente attendibile, anche se non ancora estesa agli ebook e agli audiolibri. Se prendiamo Gfk, che rileva anche le piattaforme come Amazon e Ibs e la grande distribuzione, o Nielsen Bookscan ecco che abbiamo la Tac del mondo dei libri, rispetto a cui gli altri ragionamenti stanno un po’ come il “dica trentatré” e la chiacchiera da bar su quale libro merita di vendere, un po’ come quale giocatore deve giocare in nazionale.

La classifica dà conto della natura anfibia e ibrida dell’editoria, a cavallo tra cultura e mercato: appunto, il suo statuto è quello di industria culturale. La più importante per dimensioni in Italia, maggiore della musica, del cinema, del teatro, dell’arte.

Come indicato dai dati sul mercato del libro dei primi mesi del 2024, pur in flessione del del 2,2 per cento con 465,6 milioni di euro di vendite a prezzo di copertina indicati oggi al Salone di Torino (scontando la mancanza di sostegno alla domanda del governo che ha tagliato 30milioni di euro alle biblioteche e il taglio della app 18 per i giovani).

A cavallo tra la conoscenza e i quattrini cercando, a volte con successo, di trasformare la prima nei secondi e viceversa. Un barometro che dà conto delle scelte, della temperatura e dei gusti di quella entità misteriosa, volubile e capricciosa che è il pubblico. In questa rubrica non ho mai dato valutazioni sulla qualità dei libri, che non è certo certificata, ma neanche smentita, dalle copie vendute.

Murgia prima

Faccio questa premessa perché il libro primo in classifica questa settimana particolarmente importante, quella del Salone del Libro di Torino, il maggiore evento culturale che si faccia in Italia, è Ricordatemi come mi pare. In memoria di me di Michela Murgia, Mondadori Strade blu.

Di questo libro sono stato non solo l’editor, ma il curatore assieme a Alessandro Giammei, figlio d’anima di Michela, suo esecutore editoriale e professore di letteratura italiana presso l’Università di Yale. Non solo. Questo libro l’ho materialmente steso io, perché Michela Murgia l’ha scritto a voce raccontandomelo durante una settimana di colloqui che abbiamo avuto nel luglio scorso. Sarebbe morta il 10 agosto. È la sua autobiografia politica, intellettuale e personale. Questi sono tutti fatti. Data la mia posizione di parte non dico altro.

Roma criminale

Al secondo posto sta L’animale selvaggio di Dicker, La nave di Teseo. E al sesto Controvento. L’Italia che non si arrende di Salvini, Piemme. Secondo nella saggistica, dietro a Michela, un ossimoro che l’avrebbe divertita. Inseguito al settimo dal debutto libresco e truecriminalesco di Francesca Fagnani con Mala. Roma criminale per Sem.

Sotto il manto della grande bellezza, nel sottosuolo perso e dannato di Roma scorre un fiume di violenza. Sequestri, pestaggi, torture e omicidi si susseguono. Lo scontro infuria, invisibile agli occhi dei più. È così da quando Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, capo degli Irriducibili della Lazio, viene freddato da un sicario che gli spara alla testa, mentre se ne sta seduto su una panchina al parco degli Acquedotti.

Ma Diabolik è solo la punta dell’iceberg di quella rete di organizzazioni criminali che governano sul territorio: un business gigantesco in cui tonnellate di coca muovono milioni. Francesca Fagnani esamina le fonti giudiziarie, collega i fatti, ricostruisce antiche alleanze e recenti rivalità che definiscono la geografia criminale della Capitale.

Mala è un’inchiesta documentata e ben raccontata, esempio di quella letteratura dal vero, oggi molto praticata sull’onda delle fortune del true crime, che svela chi sono i nuovi padroni di Roma, la città che si diceva non volesse padroni.

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