- Non occorre essere fini conoscitori di Luigi Pirandello per innamorarsi del film di Paolo Taviani che dal concorso della Berlinale arriva in Italia il 17 febbraio. Una pellicola anticonvenzionale, in cui viene mantenuto il titolo tratto da un racconto pirandelliano, benché in corso d’opera sia scomparsa dal film la scena che lo giustificava.
- C’è la sostanza della visione pirandelliana del mondo senza ingombri intellettualistici ad appesantire il racconto e quell’ironia che Pirandello classificava come “il sentimento del contrario”.
- Nessun riscatto attraverso il sarcasmo. È l’assurdo dell’esistenza che rende tutti vittime, anche l’omicida che rivive, secondo Taviani, «l’insanabile dolore dell’emigrato».
Non occorre essere fini conoscitori di Luigi Pirandello per innamorarsi di Leonora addio, il film di Paolo Taviani che dal concorso della Berlinale vola in sala da noi già il 17 febbraio. Innamorarsi è un verbo strano da usare per il cinema d’autore. L’art movie, equivalente anglosassone dell’espressione, di rado è concepito per arrivare alla pancia. A 90 anni, e con una dedica «a mio fratello Vittorio» piazzata in testa, anziché sui titoli di coda come è costume ordinario, Paolo Taviani ci rie



