Londra, Cabinet War Room, marzo 1942. Nel bunker sotterraneo fatto costruire all’inizio della guerra sotto Whitehall ci sono due uomini sprofondati nelle poltrone in pelle, immersi nella semioscurità, circondati da carte geografiche, faldoni e telefoni.

Uno è alto, magro, atletico, veste sempre di nero, con ricercatezza sartoriale. Non fuma, non beve, segue una rigorosa dieta vegetariana, ama fare sport, è riservato. L’altro è basso, tarchiato, estroverso, mangia con voracità, tiene sempre un sigaro in bocca, finisce la prima bottiglia di champagne entro mezzogiorno e smette di bere a notte fonda.

Il primo uomo è lo scienziato Frederick Alexander Lindemann, l’altro è il suo migliore amico Winston Churchill, primo ministro del Regno Unito.

Il prof

Siamo nel momento cruciale della Seconda guerra mondiale. E il professor Lindemann, primo consigliere di Churchill, ha un’idea fondamentale sulla conduzione del conflitto. Un’idea che può essere rintracciata nei libri dei teorici della guerra, ma che in quel momento ha bisogno del supporto fondamentale di scienza e tecnologia per poter essere realizzata.

Winston, come al solito, si presta ad ascoltare il suo consiglio con attenzione. Perché l’uomo che ha di fronte è “il Prof”, amico fraterno e genio scientifico. E al Prof l’orecchio si presta sempre, soprattutto quando i nazisti sono alle porte e il destino di un continente è nelle tue mani.

Frederick Alexander Lindemann, visconte Cherwell, era nato il 5 aprile 1886 a Baden-Baden. Suo padre era un suddito britannico naturalizzato di origine francoalsaziana ed era un ingegnere che aveva svolto un ruolo nella realizzazione e nella posa di uno dei primi cavi transatlantici.

Il signor Lindemann era un appassionato scienziato e aveva un osservatorio e un laboratorio ben attrezzato nella sua grande casa di campagna nel Devonshire, dove viveva una vita agiata con la moglie americana e i quattro figli, il secondo dei quali, Frederick, mostrava una precoce e vivace intelligenza.

All’età di 11 anni Frederick viene mandato, con il fratello maggiore, in una scuola scozzese gestita da un amico di suo padre, specializzata nella preparazione di ufficiali dell’esercito. Frederick era un allievo eccezionale, con una memoria sbalorditiva, ma aveva fama di lavativo e a scuola si annoiava. Quando era a casa trascorreva gran parte del suo tempo in laboratorio più che sui libri.

Nel 1903 il padre si convinse a mandare entrambi i fratelli in una scuola a Darmstadt, in Germania, dove Frederick si abituò rapidamente ai rigorosi metodi tedeschi.

Anche qui si distinse per capacità intellettuali e fu accettato dal professor Nernst nel suo Istituto di chimica e fisica a Berlino, dove conseguì il dottorato di ricerca nel 1910.

Ma le sue giornate scolastiche e universitarie non erano fatte di solo lavoro. Frederick non era quel tipo di studioso ligio al dovere, un polveroso topo di biblioteca. Era invece un brillante giocatore di tennis e vinse numerosi tornei. Pochi anni dopo sarebbe riuscito nella singolare impresa di essere al tempo stesso professore di fisica a Oxford e partecipante al torneo di Wimbledon.

La guerra totale

Nel corso della Prima guerra mondiale ritornò in Inghilterra, si unì alla squadra di scienziati che Mervyn O’Gorman stava raccogliendo alla Royal Aircraft Factory (ora “Establishment”) di Farnborough. Fu il primo impatto del giovane scienziato con la guerra, il momento in cui Lindemann comprese quanto forte fosse destinato a diventare il legame tra scienza, tecnologia e potere militare.

La Prima guerra mondiale segna infatti un punto di non ritorno in questo rapporto tra scienza e potere. La guerra di massa, totale, tra società industrializzate può essere vinta soltanto attraverso la mobilitazione totale: la tecnica deve protendersi interamente al servizio del potere della nazione per arrivare a vincere il conflitto.

Industrie, laboratori, università devono costituire una forma di intelligenza collettiva incapsulata dallo Stato, capace di mettere a disposizione dell’esercito la propria potenza distruttiva. Non siamo più nella guerra di Napoleone, dove il solo genio strategico può condurre al trionfo.

Nel Novecento non può esserci vittoria senza un impiego totale, fino all’ultimo granello di qualsiasi materiale, di ogni risorsa scientifica e tecnologica a sostegno della guerra.

Churchill

Finito il conflitto, nel 1919 Lindemann diviene professore di filosofia sperimentale a Oxford. Nel 1920 viene eletto fellow della prestigiosa Royal Society. Nel 1921 si affilia al college Christ Church di Oxford, dove sceglie di vivere in un appartamento dell’università.

Nello stesso anno conosce Winston Churchill, dopo aver giocato a tennis con la moglie del futuro primo ministro, diventandone in breve tempo il più caro amico. Anni dopo Lindemann dirà, con la tipica modestia del suo personaggio: «Al mondo ho conosciuto soltanto due persone più intelligenti di me: Albert Einstein e Winston Churchill». Nel 1932 il Prof corre per un seggio conservatore su consiglio di Churchill, ma senza riuscire ad essere eletto.

Nel 1934 Lindemman iniziò a porre l’attenzione proprio sui bombardamenti aerei. In caso di guerra, infatti, ci sarebbe stato un grosso problema di difesa per le isole britanniche considerati gli enormi progressi tecnologici dell’industria aeronautica.

In quell’anno, scrisse una lettera al Times sottolineando l’importanza della ricerca sul tema e la necessità strategica di finanziarla. Pochi nell’establishment lo presero in seria considerazione.

L’ombra

Se nella vita politica non brillava, Lindemann a Oxford era una star. Quando Einstein si recò in visita all’università, la prima persona di cui chiese fu proprio Lindemann, che lo intrattenne a tavola per diverse ore.

Il Prof non era uno scienziato specializzato, ma un eclettico capace di collegare discipline e conoscenze di ogni genere. Ciò ne faceva un conversatore intelligente e carismatico, capace di fornire notevoli suggestioni agli interlocutori. Ai calcoli ci avrebbero pensato altri, le idee erano il motore della scienza.

Lindemann era eccentrico, sprezzante, ricco, amava i bei vestiti, possedeva una grande casa in riviera e si spostava sempre a bordo di due Rolls-Royce – una bianca e una nera – guidate da uno chauffeur.

Come molte eminenze grigie era odiato da molti e amato da pochi. Ma è proprio negli anni Trenta che Lindemann diviene l’ombra di Churchill: partecipano insieme alle conferenze internazionali; vanno insieme in vacanza; passano le nottate del weekend a parlare di fronte al camino. Anche in questo caso, la fedeltà al capo politico avrebbe ben pagato.

In parole semplici

Quando scoppia la Seconda guerra mondiale, Churchill è primo lord dell’ammiragliato, porta con sé Lindemann come assistente personale, incarico che continuerà a ricoprire quando Churchill diventa primo ministro (maggio 1940), fino alla nomina come membro formale del governo in qualità di Paymaster General (capo della logistica) alla fine del 1942, momento in cui viene anche elevato alla nobiltà con il titolo di barone Cherwell di Oxford.

In qualità di consigliere personale, il suo compito principale è offrire indicazioni a Churchill sulle tematiche scientifiche. Churchill dirà: «Lindemann può decifrare le questioni da specialisti e spiegarmi in termini semplici quali sono i problemi».

Una funzione che resterà fondamentale per tutta la guerra, una capacità di valore straordinario in un conflitto segnato dalla tecnologia e dalla scienza in tutte le sue forme ma guidato da personalità politiche di enorme carisma come Churchill.

Winston Churchill non era per formazione un uomo dalla mente matematica, e il lavoro del consigliere scientifico era in primo luogo quello di presentare le statistiche al primo ministro in un modo che potesse assimilarle, comprenderle e utilizzarle per assumere decisioni. Ciò significava riassumere grafici e un flusso infinito di piccole minute che analizzavano tutte le carte del gabinetto.

C’erano files contenenti grafici sullo sforzo bellico, sui bombardamenti, sulla produzione di aerei e munizioni, sulle dimensioni e le posizioni delle flotte di navigazione e sui guadagni e le perdite quotidiane dell’esercito. Più o meno allo stesso modo le memorie del Prof riducevano ampi documenti ufficiali a dimensioni gestibili e identificavano i punti critici di ogni argomento.

Lindemann aveva talento nel riassumere e uno stile di prosa splendidamente semplice e disadorno. La brevità era una qualità essenziale dei verbali indirizzati a un uomo così occupato e sotto pressione come Churchill.

La strategia

Torniamo ora al marzo 1942, nel bunker di Churchill, e all’idea di Lindemann. Lo scienziato ritiene che sia arrivato il momento di colpire la popolazione tedesca civile. Volare sulle città della Germania e bombardare a tappeto. Non è più il tempo di limitarsi agli obiettivi strategici, quelli militari e industriali.

Ciò, secondo Lindemann, avrebbe prodotto un doppio effetto: da un lato avrebbe costretto i tedeschi a difendersi da attacchi multipli, diversi e inaspettati provocando una dispersione di forze; dall’altro avrebbe spaventato e fiaccato la popolazione civile.

L’obiettivo dovevano essere i grandi condomini della classe operaia perché al regime nazista andava tolto prima di tutto il materiale umano per costruire i mezzi militari. La manodopera doveva essere indebolita. Hitler inoltre andava fiaccato proprio nella sua arma di distruzione principale, quel popolo tedesco che in quegli anni aveva compiuto uno sforzo impressionante a favore del regime nazista.

Quella sera, di fronte al caminetto e avvolto dal fumo del sigaro, Lindemann convince il primo ministro. Milioni di innocenti morirono, decine di città tedesche vennero distrutte. Ma nella tremenda logica di guerra totale, forse Lindemann aveva ragione.

Scelte ciniche

Pochi giorni dopo la decisione di bombardare le città tedesche il ministro della Propaganda Joseph Goebbels annotava sul proprio diario: «I raid aerei inglesi sono aumentati di portata e importanza. Se possono continuare per settimane su queste linee, potrebbero plausibilmente avere un effetto demoralizzante sulla popolazione».

La sua influenza su Churchill e sulla guerra fu enorme dopo questo passaggio. Infatti dopo aver convinto il primo ministro e i vertici della Raf ai bombardamenti sui civili tedeschi, il Prof persuase Churchill che si sarebbero dovute produrre quante più navi possibili poiché gli U-boat tedeschi non sarebbero mai riusciti ad affondarle tutte. Ed ebbe ragione.

Da capo dell’approvvigionamento, decise poi d’imporre nel 1943 una stretta deflazionistica sulle colonie britanniche – e sull’India in particolare – al fine di spingere al massimo livello le esportazioni verso la madrepatria per sostenere lo sforzo bellico e alimentare le truppe britanniche.

Le condizioni delle colonie peggiorarono fino alla fame, anche per colpa di un uragano, e culminarono con una carestia che provocò milioni di morti in India e che avrebbe costato pesanti accuse di razzismo a Lindemann negli anni a venire. Più che razzismo fu probabilmente una scelta cinica, fredda, dettata dagli atroci dilemmi posti dal conflitto bellico. Una guerra che alla fine venne vinta dagli Alleati contro il mostro del nazifascismo.


Questo articolo è un estratto dal libro Eminenze grigie. Uomini all’ombra del potere, di Lorenzo Castellani, edito da Liberlibri

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