Il Meraviglioso Nuovo Bambino® è un bambino meraviglioso con gli occhi azzurri, ascolta Bach sulla poltrona in salotto e legge L’arte di trattare le donne di Schopenhauer mentre mia moglie gli serve un Bloody Mary; non ha ancora un nome ma stiamo seriamente pensando di chiamarlo Bohumil, in onore del suo scrittore preferito, che egli legge soprattutto quando fuori piove o tira vento.

Quando c’è il sole egli predilige leggere il suo secondo scrittore preferito, poiché, sottolinea con una punta d’ironia, i sapori della Catalogna meglio si accompagnano a un pomeriggio luminoso.

È un bambino molto intelligente, fatto apposta per noi, recapitatoci a casa subito dopo che restituimmo quello nostro, sciocco e brutto, e siamo davvero fieri di lui.

Lui, il Meraviglioso Nuovo Bambino®, ha opinioni acutissime in fatto di politica interna ed estera, ha una passione smodata per i dittatori e fuma soltanto sigarette elettroniche al gusto salvia.

Nonostante ciò, in qualche occasione, specialmente prima di addormentarsi, mia moglie sente un’inspiegabile nostalgia per quel vecchio e brutto bambino che venne fuori in maniera violenta e sanguinaria dalla sua vagina.

Le ripeto che il vecchio e brutto bambino starà sicuramente meglio dove l’abbiamo spedito, in una famiglia senza troppe pretese, dove indosserà vestiti adatti a lui e frequenterà scuole pubbliche in cui la storia dell’umanità verrà raccontata da un tizio grasso e pelato con la passione per Star Wars.

Ma come passa le giornate, il Meraviglioso Nuovo Bambino®?

Sta seduto su una culla a forma di trono, o su un trono a forma di culla, e ascolta i problemi della gente. La gente sottopone le proprie incertezze tramite email, e il Meraviglioso Nuovo Bambino® concede un appuntamento in base ai suoi impegni.

Una volta per esempio il Meraviglioso Nuovo Bambino® sedeva sul suo trono a forma di culla: la luce cadeva sui suoi capelli radi generando riflessi che parevano scintille di luna diffuse dalla gora di un mulino.

«Chi deve ancora passare oggi?», domanda.

«La signora Nives», risponde mia moglie.

«Che le è successo?».

«Sua figlia Mirta», spiega mia moglie, «un giorno ha infilato la testa nel forno ed è passata a miglior vita».

«E allora?»

«E allora la poveretta non avrebbe dovuto ammazzarsi, non in quel modo», chiarisce mia moglie. «È lo stesso forno nel quale la signora Nives aveva appena cotto la parmigiana di melanzane; Gesù, sono cose che ti traumatizzano».

«Uccidersi è l’unica cosa sensata», sentenzia il Meraviglioso Nuovo Bambino®, «una parmigiana di melanzane non basta a giustificare il mondo, né a insaporire la vita umana: l’esistere è insipido come una rapa».

L’errore

Ma ecco come ricevemmo il Meraviglioso Nuovo Bambino®: quando quello vecchio uscì, lamentandosi come un verro, patimmo un brutto trauma, io e mia moglie, e riflettemmo sull’errore che avevamo fatto. Dopo alcuni mesi d’inferno decidemmo di restituirlo, e ricevemmo in cambio il Meraviglioso Nuovo Bambino®, che a differenza di quello vecchio era bello e solenne come il putto del Verrocchio a Palazzo Vecchio e irriverente come il Manneken Pis mentre piscia sulla testa dei potenti.

E così, quando mia moglie si sente triste e amareggiata, quando sorseggia gin liscio leggiucchiando la Sonata a Kreutzer sulla poltrona in sala, il Meraviglioso Nuovo Bambino® la allieta con un pezzo al clavicembalo – l’ultimo, le Variazioni Goldberg, è stato davvero funambolico –, strizzandole l’occhio e fumando la sua sigaretta elettronica.

Quando fuma la sigaretta elettronica, il Meraviglioso Nuovo Bambino® subisce una trasfigurazione per cui il suo volto non è più il volto di un bambino di quattro anni: gli crescono rughe sulla fronte e macchie sulla pelle, l’alito sa di tabacco alla vaniglia e salvia e le sue movenze sono simili a quelle di un musicista consumato.

Poi comincia a fissare il quadro di Salvador Dalí che mia moglie ha appeso in soggiorno, nel quale è raffigurato Cristo in croce osservato dall’ipotetico punto di vista di suo Padre, cioè Dio; noi intendiamo che è l’ora delle elucubrazioni magiche-mitiche-ontologiche, e occorre ricreare l’atmosfera adatta: lo specchio sorretto da colonne lavorate con tralci di vite raddoppia le fiamme alle menorah disposte sul ripiano marmoreo della madia in castagno; bruciamo incensi il cui fumo profumato s’effonde sul soffitto a lacunari adornato da una riproduzione artistica delle stelle nel cielo d’agosto; il vento della sera entra dalla finestra come uno spettro romantico; l’ombra delle cose trema sulle tende di seta: e a quel punto lui invoca divinità ultrici, e noi ci prepariamo un cocktail col vermut.

So che mia moglie in questi momenti antropologicamente conturbanti prova una forte nostalgia per il suo vecchio e brutto bambino, il quale col suo patetico muso rimbecillito da anni di cartoni animati le chiederebbe una fetta di pane e Nutella®, ma so anche che in simili frangenti io mi sento più fiero e soddisfatto dello scambio, giacché dovreste sentirlo, il nostro Meraviglioso Nuovo Bambino®, quando si domanda per quale ragione il sacrificio di un fantasioso israelita abbia condizionato la morale sessuale di miliardi di persone, prima stralunate e felici di ammucchiarsi in dimore lussuose unendosi in stupefacenti orge, e poi di colpo tutte quante costrette a decantare lo sbalordimento dell’umiltà, della povertà, delle topaie fredde e buie, della sobrietà, della castità, dell’innocenza.

Gli indegni

Ero davvero felice di discutere col mio nuovo bambino dei mistici occidentali e delle forme di oppressione e tortura psicofisica a cui essi furono costretti da Dio. Se non che, il Meraviglioso Nuovo Bambino® iniziò a nutrire un’avversione patologica per gli esseri umani indegni, o perlomeno quelli che ai suoi occhi erano da considerarsi indegni.

Cominciò con un editore che si era rifiutato di pubblicare il suo poemetto intitolato Irrazionalità della vita. Lo incontrò all’uscita della caffetteria dell’angolo e lo interrogò sullo scopo di tutto quello che da sempre stava accadendo nel mondo; la vita, la morte, cose così. «Non accetterò risposte che contengano già premesse ridicole come la vita ha senso di per sé e altre idiozie del genere», gli disse. Poi lo uccise con un mattone, e portò alle labbra una sigaretta elettronica per suggellare l’antinomia della sua razionalità.

Aveva quattro anni ed era meraviglioso osservare come si atteggiava quando rientrava in casa: si ripuliva il sangue dalle mani, dalla faccia e dai vestiti come un ometto, e ci spiegava che avremmo dovuto tacere e fare esattamente ciò che ci avrebbe detto di fare.

Era davvero un ometto, e io ero fiero di essere suo padre, il suo papà!

Nonostante ciò, dopo qualche mese mi resi conto che mi mancavano quegli aspetti che rendono la vita di un genitore appagante e soddisfacente: avrei desiderato spiegare a mio figlio le conseguenze delle azioni umane, chiarendo che nulla, o quasi nulla, può essere fatto senza lasciare una traccia, e che uccidere il prossimo avrebbe certamente determinato un effetto indelebile sulla sua persona.

Inoltre un padre dovrebbe poter opporre la propria autorità infliggendo punizioni, distribuendo ceffoni e sentendosi fiero di essere un maschio adulto in grado di sottomettere un individuo alla sua volontà.

Queste cose mi mancavano.

Avevo pensato di andare a riprendermi il vecchio e brutto bambino, ma il nostro Meraviglioso Nuovo Bambino® non ce ne ha dato il tempo.

Adesso io e mia moglie abitiamo in cantina e devo ammettere che non si sta poi così male: il Meraviglioso Nuovo Bambino® scende a trovarci un paio di volte alla settimana e di quando in quando, per tenerci in salute, ci porta un Big Mac® Menu sostanzioso e nutriente con Coca-Cola Zero® e frappé alla fragola.

A mia moglie ripeto sempre che c’è chi sta peggio.

Pubblicato in accordo

con Oblique Studio, Roma

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