«Quando studiavo a Padova per il dottorato, Mario Tonin ci insegnava fisica teorica: ci diceva che secondo lui ogni settimana il buon Dio legge il Physical Review D, la celebre rivista di fisica. Quando trova un’idea che gli piace, zac! la mette in pratica, riarrangiando le leggi universali. Se è così, buon Dio, mi piacerebbe se Tu lo facessi: fai che i buchi neri finiscano col diventare bianchi...»

È quasi primavera e rifiorisce il miracolo laico e scientifico di Carlo Rovelli. Primo in classifica con un libro di fisica dedicato all’ipotesi dei Buchi bianchi. Da Adelphi. In blu. Elegantissimo. Col titolo bianco in negativo. Come a chiamare all’appello oltre ai lettori devoti del tempio della Biblioteca Adelphi, gli adepti del metodo deduttivo allevati dal blu dei gialli Sellerio.

Scienza che seduce

La nostra è nazione di analfabeti scientifici, che ha prodotto fenomeni di massa come i No-vax e addirittura i negazionisti No-mask, un paese dove le professoresse democratiche alimentano la logora mitologia del liceo classico col greco e il latino che insegnano a pensare. Qui, rispetto a Francia, Germania, Inghilterra, leggono in pochi, e, dei pochi che leggono, troppi credono a TikTok, all’oroscopo e a Buddha, all’irrazionale più che alla scienza.

Come è possibile che un libro di fisica sia primo in classifica? Dopo mesi di rosa, di young adult, di self help. È il miracolo di Rovelli, appunto. Carlo Rovelli è un fisico teorico, dunque è un professore. Ma non insegna in Italia. È membro dell’Institut universitaire de France e dell’Académie internationale de Philosophie des Sciences. È responsabile dell’Équipe de gravité quantique del Centre de Physique théorique dell’università di Aix-Marseille. E questo già ci aiuta. Perché non parla, non scrive e neanche veste come i professori italiani. Porta comode polo e calza anche le birkenstock. Non si esprime nell’oscuro e burocratico accademichese. Conosce la scienza e la sa raccontare. Con apparente affabilità, per 130 pagine. È autorevole perché è affascinante. Non è noioso come un professore.

Va da Fazio ed è a suo agio, è più figo di un attore, di un cantante e anche di Alberto Angela. È un seduttore anche se parla di buchi bianchi che, secondo la sua scommessa scientifica, esistono, chissà, al fondo di quelli neri. «Arriviamo fino al bordo dell’orizzonte di un buco nero, entriamo, scendiamo giù nel fondo, dove spazio e tempo si sciolgono, lo attraversiamo, spuntiamo nel buco bianco, dove il tempo è ribaltato, e da questo usciamo nel futuro.

Partiamo dunque verso i buchi bianchi. Non lo so se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro. Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte. Cosa sono esattamente i buchi neri, che pullulano nell’universo. Cosa sono i buchi bianchi, i loro elusivi fratelli minori. E le domande che mi inseguono da sempre: come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto? Perché vogliamo sempre andare a vedere un po’ più in là?».

Rovelli ci seduce col proprio racconto scientifico e al resto pensa Adelphi, con quel blu irresistibile, con l’aura di quel marchio, con il fascino di quel font. Ricordate il caso di qualche anno fa delle sue Sette brevi lezioni di fisica? Certo. Brevi ma difficili. Vendettero mezzo milione di copie.

Le novità

Al secondo posto continua la corsa di La vita intima di Niccolò Ammaniti, il romanzo dell’anno. New entry in giallo: Walter Veltroni con una nuova storia del commissario Buonvino da Marsilio e Alessandro Robecchi col suo Monterossi da Sellerio. Nella saggistica Radicalità. Il cambiamento che serve all’Italia, Solferino, di Carlo De Benedetti, nella varia la bella biografia che Ernesto Assante dedica a Lucio Battisti, Mondadori.

Intanto, dal 15 marzo su Il post è iniziato un nuovo podcast mensile dedicato ai libri, Comodino di Ludovica Lugli del Post e di Giulia Pilotti, una colonna di Domani.

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