- «Chiamiamolo Morgana!». Sono queste le parole con cui tutto ha avuto inizio, quattro anni fa. Cercavamo un nome che fosse una casa per le portatrici di scomodità sociale e fulmini che volevamo raccontare nel nostro podcast.
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Michela, dal 2000 al 2007, è stata la regina di Lot, anzi l’elfa. Giocava duro: per muoversi tra folletti, gnomi, angeli, demoni, hobbit, fate e compagnia bella aveva imparato il Quenya e il Sindarin, le due varianti dell’elfico codificate da Tolkien stesso.
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Ma Grienne non ripara Michela da molti attacchi che, in questi anni, mirano al suo corpo per provare a silenziare le sue parole. E io, quando accade, le regalo scarpe. Col tacco alto, ballerine, comunque sempre rosse.
«Chiamiamolo Morgana!». Sono queste le parole con cui tutto ha avuto inizio, quattro anni fa. Cercavamo un nome che fosse una casa per le portatrici di scomodità sociale e fulmini che volevamo raccontare nel nostro podcast. Così, quando lei è esplosa ridendo in questo nome proprio – che pretende e contiene un riconoscimento di soggettività e non di funzionalità – ho pensato: «Ma certo. Le nebbie di Avalon, mica mi freghi. Sono cresciuta a sacerdotesse, druidi e Marion Zimmer Bradley. So tutto».



