- Ho scritto Viva il greco nel corso del 2020. Così ho reso quasi del tutto irrilevanti per me le limitazioni del lockdown.
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Ho lavorato contro il dolore e contro la distruzione, rileggendo opere intere, meditando sulla lingua greca, traducendo passi di prosa e di poesia, e per la prima volta ho avuto la capacità di riconoscere che il greco è la lingua del confronto.
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Ho scritto Viva il greco perché, ora come allora, sia come individui sia come società, abbiamo bisogno di reimparare l’arte delle differenze. L’io presuppone sempre un tu, e se il tu fisicamente manca, l’io lo ricava da sé, si sdoppia o raddoppia, e parla a sé stesso.
Ho scritto Viva il greco nel corso del 2020. Così ho reso quasi del tutto irrilevanti per me le limitazioni del lockdown; ho anche tenuto a bada una certa mia afflizione, che non dipendeva dall’epidemia, ma da altri giochi della sorte. Ho lavorato, potrei dire riassuntivamente, contro il dolore e contro la distruzione, rileggendo opere intere, meditando sulla lingua greca, traducendo passi di prosa e di poesia, e per la prima volta ho avuto la capacità di riconoscere, come può succedere quando



