- Forza, mi sono detto, è arrivato il momento di scrivere il romanzo che ho in mente da tempo.
- Sarà un noir, più che altro un poliziesco. Un polar come direbbero i francesi, che fa più chic. Soprattutto lo immaginavo ambientato a Milano, su quello sfondo nero e letterario, certificato da generazioni di illustri giallisti, alcuni dei quali sono stati soprattutto inarrivabili scrittori.
- Il tempo de Le Notti Senza Sonno, Guanda noir, è quello dei primi sette giorni d’incipiente pandemia. Dal 21 al 28 febbraio 2020.
A Milano era arrivato il virus, con il suo arrivo era svanito il senso del tempo. Là sotto era buio, umido, certamente triste. Tre code differenti, tre diverse umanità. La prima era la fila prioritaria, giustamente destinata agli anziani. Governata dal discrimine dell’età, questione di date di nascita, di giorni, di ore. Erano loro, le facce più impaurite. La seconda fila era quella delle prenotazioni con l’App, la linea di resistenza dei digitalisti convinti: sempre piuttosto incazzati, attent



