- Un tempo era facile; nella fantasia del poeta, eroe era Achille, o Odisseo. Le fatiche di Ercole! Il militare, il naufrago che torna a casa. Erano soprattutto uomini. Ma Ottieri declina la parola al femminile.
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Nell’era dei social network la gloria esiste ancora, il problema è che dura poco. Nel momento in cui sorge è già colpita, talvolta mortalmente, dall’insulto. Insieme alla gloria si profila l’offesa, l’attacco, il fango.
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«Per il mondo dominante» scrive Ottieri, «è più rassicurante infondere fantasmi d’eroismo individuali che lasciar crescere desideri di emancipazione collettiva. È l’idea cara alla cultura anglosassone». Ma nel libro, forse, un appiglio viene lanciato.
Quando è stata l’ultima volta in cui abbiamo pensato o pronunciato la parola “gloria”? Difficile ricordarlo. E nel caso lo ricordassimo: a cosa ci stavamo riferendo? O a chi? «Parola vasta, austera e solenne» scrive Maria Pace Ottieri. In effetti, a pronunciarla oggi, questa parola solleva molti interrogativi: cosa significa in realtà? La scrittrice milanese, classe 1953, autrice che si muove da sempre tra narrativa e riflessione saggistica, in Amor di gloria, densa carrellata tra storia, le



