Il 14 maggio 2000 lo scudetto venne deciso in una partita che non finiva mai, su un campo impantanato, fra le polemiche. Un libro di Paolo Ortelli ricostruisce la partita Perugia-Juventus e il suo tempo, sull’onda di una sana nostalgia. Niente passatismi, ma soltanto la volontà di raccontare un momento in cui il calcio italiano viveva uno dei periodi di massimo splendore
Cone se fosse un timbro: 1-0 Calori. Una formula che non può non evocare ricordi forti in ogni appassionato italiano di calcio, perché rimanda a uno scenario che ebbe qualcosa di wagneriano: Perugia-Juventus 1-0, atto finale della stagione 1999-2000. Lo scudetto deciso all’ultima giornata, domenica 14 maggio 2000, e al termine di una partita dalla temporalità sfalsata a causa di un diluvio.
Un passaggio che dagli sconfitti è ancora vissuto come una grave ingiustizia e dai vincitori come un atto di risarcimento. In cima a questo scenario sta l’eroe più improbabile: Alessandro Calori, difensore centrale che segna il gol grazie al quale la Lazio vince uno scudetto dato per perso.
Per lui è una rivincita contro tutte quelle voci che lo avevano identificato come l’autore della lettera anonima pubblicata nei mesi precedenti dal settimanale Famiglia Cristiana, nella quale un calciatore faceva autodenuncia per avere aggiustato una partita. Non fu mai chiaro come mai accadde che proprio lui venisse indicato come l’autore.
Le successive indagini lo hanno scagionato completamente. Ma per scacciare definitivamente l’ombra della maldicenza è servito quel gol, segnato per far vincere una squadra priva di interessi di classifica, dedita a null’altro che assicurare la regolarità del campionato.
Di tutto ciò parla un bel libro da poco uscito. Il titolo è proprio 1-0 Calori, lo firma Paolo Ortelli per la casa editirice Milieu (collana Parterre, 262 pagine, 16,90 euro). L’autore lavora da anni nel mondo dell’editoria, dove ha svolto ruoli diversi che vanno dal caporedattore al ghost writer.
Tutti ruoli dei quali Ortelli si libera nel momento in cui decide di scrivere questo libro, a cui si accosta dando luce verde al tifoso che è in lui, la sua squadra è l’Udinese e il suo legame con Calori deriva dal fatto che, prima di trasferirsi a Perugia, il difensore aveva giocato nella squadra friulana. Questa è la premessa del tormentone che, racconta l’autore, egli ha pronunciato per l’intera settimana che ha preceduto quel Perugia-Juventus.
Una settimana avvelenata dal gol annullato dall’arbitro De Sanctis a Cannavaro in Juventus-Parma, con la conseguente valanga di sospetti sulla regolarità del campionato. Nell’Italia calcistica che viveva uno dei passaggi più polemici della sua storia, il giovane Ortelli continuava a pronosticare «1-0 Calori» come vaticinio di giustizia restitutiva, a costo di esporsi a improperi e sberleffi.
Sicché, quando «1-0 Calori» succede davvero, si accende un piccolo delirio individuale che nel delirio collettivo del calcio nazionale passa inosservato. Ma che a un quarto di secolo di distanza merita di essere rievocato.
Il ritorno a quel 14 maggio del 2000 viene effettuato dall’autore come un pretesto per rivisitare quello che era il momento del calcio italiano, in quei giorni intento a celebrare gli ultimi fuochi di uno splendore in via di esaurimento. Era il calcio delle sette sorelle, dei club che dominavano il calcio internazionale, con un campionato ancora aperto a essere vinto da club che non appartenessero all’asse Inter-Juventus-Milan.
E invece dopo la doppietta delle romane bisognerà attendere lo scudetto del Napoli (2022-23) per interrompere l’oligopolio delle “strisciate”. Come l’autore dichiara, in uno dei passaggi più alti del libro, rievocare quella fase è un esercizio di sana nostalgia. Niente passatismi, soltanto un’esigenza di rievocare un tempo in cui pareva che tutto fosse possibile.
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