«E certe volte anche chi parte rimane. E chi è lontano è qui vicino». Sono passati dieci anni da quel primo gennaio in cui è arrivato «un colpo di pistola, che non fa rumore», la morte di Primo. «Io sono sono solo il re delle mie storie», cantava il Primero, fondatore dei Cor Veleno insieme a Grandi Numeri, «l’altra metà del cielo», come dice la sua voce impressa nel documentario Primo – Sempre Grezzo di Guido Coscino.

Cresciuto in mezzo a quel pugno di ragazzini che hanno plasmato quella scena rap italiana «iniziata tanto tempo fa, eravamo quattro quaggiù in città» come canta in Sembrava un gioco. Fdc era il nome della primissima formazione, condivisa con Grandi, Masito e Danno, che andranno poi a formare i Colle der Fomento, con Ice One prima e dj Baro poi. Erano i tempi del Rome Zoo di cui faceva parte anche gente come Piotta, Amir, Gufo e Sparo (il Turco e Supremo dei Gente de Borgata). E di «una storia antica» a cui sin intreccia quella dei Cor Veleno a cui sarà Squarta a dare un sound che si è poi fuso con il basso di Gabbo Centofanti.

Sensibile e inquieto, mosso da un’esigenza estrema di scrittura Primo è stato rapper prolifico, sempre pronto a nuove collaborazioni in cui tirava fuori un lato diverso di se stesso. Dal tour del 2005 con Jovanotti a quel Micro de oro realizzato con Tormento, ai featuring con Gemitaiz, che sottolinea come «Senza di lui, molti di noi avrebbero avuto vita molto più difficile a farsi sentire». E Salmo che lo considera «un fratello maggiore» e un «mito senza gloria». Con le sue barre intrise di «poetica e cinismo», è stato ponte tra la vecchia e la nuova scuola.

A dieci anni (il primo gennaio del 2016) dalla scomparsa di Primo alcuni dei rapper che hanno condiviso con lui pezzi importanti di strada, lasciano a Domani il loro personale ricordo. 

Danno (Colle der Fomento)

Quando penso a David, ovvero a Primo Brown, mi chiedo sempre cosa avrebbe detto oggi. Perché Primo era in evoluzione costante, e più andava avanti e più si trasformava in qualcosa che era sempre più potente. Aveva trovato il pieno controllo della sua voce, era lui il domatore della tigre non il contrario, e gliela invidio ancora oggi questa sua cosa. Sono passati dieci anni e ancora ci parlo, ancora quando ascolto un pezzo mi chiedo se gli sarebbe piaciuto o se mi avrebbe preso per il culo dicendomi che sono diventato vecchio e arrugginito. C’è una cosa che rimpiango, ed è quella di non averlo vissuto di più. Ma la vita è così, ognuno in fondo segue i suoi richiami e si crea le sue strade dove andare. La cosa che mi fa più felice è sentire il boato alle serate a Roma quando viene suonato un suo pezzo. Vedere pischelli che forse non lo hanno neanche conosciuto che cantano fomentati le sue rime e le conoscono tutte e memoria. La sua voce in quel momento diventa la voce di tutti, e penso sempre che forse era il suo più grande desiderio, e che forse è un po' quello di tutti noi che ci ostiniamo a fare i cantanti, o i rapper, chiamateci un po’ come volete.

Masito (Colle der Fomento)

Nei primi anni ‘90 con David ci vedevamo ogni tanto; oltre al rap che ci legava erano anni in cui conoscevamo la città e ogni posto era una scoperta. Spesso andavo a dipingere i muri del Break Out in zona Primavalle visto che Mako un writer della zona purtroppo mancato in quegli anni dipingeva un muro grande proprio in quel centro sociale e aggiungeva sempre parti nuove alla murata. David era interessato ai graffiti anche se non dipingeva e voleva vedere la cosa da vicino; passavamo il pomeriggio lì chiacchierando e soprattutto guardando estasiati la bravura di Mako che dipingeva. Lo passavo a prendere in motorino sotto casa sua e lo chiamavo da sotto la sua finestra (si faceva così in quegli anni) e insieme giravamo la città. Sempre in quegli anni io che facevo spesso "sega" a scuola lo coinvolgevo nelle mie escursioni; i genitori erano molto tranquilli e a differenza di casa mia lui poteva non andare a scuola se voleva e restare a casa invitando pure amici tanto i genitori la mattina non c'erano. Nel periodo in cui stavamo tutti in comitiva al Flaminio lui si fidanzò con Chiara Keen e io stavo con la sua amica Tiziana; la mattina in cui non andavamo a scuola stavamo tutti e quattro a casa sua sentendo musica e cazzeggiando. In sottofondo c’erano spesso i Public Enemy oppure Mad Cap oppure i Pharcyde che a lui non piacevano molto ma a me sì. Ci vedevamo anche con Giando un amico nostro che abitava a Prati come David e loro erano così legati come amicizia che sembravano fidanzati… litigavano spesso, ma poi facevano pace al volo. David abitava vicino piazzale degli Eroi e la zona di Ottaviano era molto frequentata da noi del Flaminio soprattutto per il cornettaro che stava lì e un negozio che affittava cd che noi poi registravamo su cassetta scoprendo ogni giorno gruppi nuovi… sempre rap.

Primo - foto di Riccardo Lancia
Primo - foto di Riccardo Lancia
Primo - foto di Riccardo Lancia

Piotta

David per me è la nostra gioventù. Il nostro sogno di fare i musicisti da adulti, il nostro sogno di farlo con il rap, con l’hip hop. Un genere che, se è vero che ora è sulla bocca di tutti, in quegli anni era coltivato da pochissime persone, un gruppo di pazzi ragazzini, sognatori come me, David, Giorgio, Chicco (Grandi Numeri e Squarta ndr), Simone, Massimo (Danno e Masito ndr), Tormento. E poi il grande ricambio generazionale con Salmo, Gemitaiz, i Club Dogo. Prima di noi pochi artisti hanno avuto un valore fondamentale per la scena: gli Assalti Frontali, Frankie hi-nrg. E Ice One che, come un Virgilio, ci ha accompagnato con la musica in studio, regalando un sound alle nostre parole. E Jovanotti, dj radiofonico che ha permesso a noi più piccoli di scoprire tanti rapper americani negli anni in cui internet ancora non c’era, Lorenzo è stato un pioniere. David per me rappresenta quegli anni, i più belli perché più puri.

Gli anni in cui la musica era ancora un sogno da condividere con gli amici. Senza avere a che fare con il lato più oscuro: contratti, liberatorie, burocrazia. Solo sogni e passione, quello che ti fa venire la pelle d’oca. David è il ricordo di tanti pomeriggi passati a sognare il futuro, a ragionare su testi da scrivere, a confrontarci sulle rime già scritte. A scoprire luoghi di Roma e del resto del paese dove c’erano altri ragazzini con la nostra stessa passione. David per me vuol dire anche i primi dischi, i primi live e anche i primi tour, come quello condiviso nel 2000 con i Cor Veleno e nel 2002 per La grande onda. Ho tantissimi ricordi insieme anche sui palchi e fuori, durante la condivisione dei momenti di quotidianità, tempo di grande qualità sonora e umana. Perché David era ed è ancora oggi il numero uno nel rap, ma anche il numero uno come essere umano.

Tormento

Il rap è una brutta bestia! Quando te ne innamori è una benedizione e allo stesso tempo una maledizione. Ti salva la vita, ti dà un’alternativa alla vita di provincia, che spesso offre poco o niente. È così potente che nella testa ti parte la missione di convincere tutti che sia l’unica via percorribile. Non è solo musica, è espressione personale e profonda. Ti spinge a scavare, per tirare fuori i mostri ed esorcizzarli portandoli alla luce. Primo rappresenta appieno questo spirito. Quando conosci un invasato come te, diventa subito un fratellino, ma tra tutti, David è un fratello davvero speciale. Un amico pronto a saltare in auto e raggiungerti ovunque nel momento del bisogno. Un amico che anche se non vedi per anni, quando lo incontri non sembra passato un giorno. Un rapporto slegato dal tempo e lo spazio che dura da chissà quante vite e va ben oltre. L’empatia immediata tra di noi è nata dallo stesso modo di affrontare la vita e le relazioni. Entrambi non abbiamo mai ricevuto il riconoscimento che meritavamo dalla scena underground. Era chiaro fin dall’inizio che eravamo cavalli selvaggi, slegati dal branco. La missione di Primo è stata parlare alla gente comune, non solo ai rapper. Avanti anni luce fin dai primordi, una scrittura libera dagli schemi, un flusso creativo inarrestabile, un fiume in piena. E un flow talmente unico da indicare la strada a tanti Mc che sarebbero venuti dopo. Artisti che avrebbero sentito la sua stessa esigenza, una libertà di espressione dissacrante nei toni ancor prima che nelle parole. Crepe nella società che Primo ha aperto prima di tutto nel suo petto. Una rabbia che è cresciuta nel tempo verso un pubblico che ti segue nei concetti ma forse troppo poco nella pratica quotidiana. Quando vuoi cambiare la società, vorresti che abbia i tuoi tempi, vuoi accelerare il cambiamento. È più corri veloce, più ti allontani dal presente. Non puoi far altro che buttare dei semi che con il tempo, forse germoglieranno. Le rime di Primo raccontano il passato, il presente, il futuro. In uno spazio in cui il tempo è un eterno presente. Per questo motivo David è Leggenda.

Gemitaiz

David è stato uno dei primissimi rapper affermati ad aver dato spazio ai giovani ai tempi. Senza di lui, molti di noi avrebbero avuto vita molto più difficile a farsi sentire. Era sempre felice, era sempre contento di aiutare e soprattutto di far conoscere i più giovani. Integrità morale ed artistica difficilmente trovabili. Dubito ci sarà mai un altro Primo Brown nella storia del rap italiano. É vero, però, che la sua poetica e il cinismo delle sue barre hanno ispirato tanti grandi rapper di oggi, tipo Maurizio (Salmo) che ha sempre dichiarato il suo amore per Primo.

Salmo

Pochissime persone mi hanno fatto volare come David, era in grado di scuotere la coscienza dell’ascoltatore. Il rap di Primo è visionario, da ragazzino ascoltavo i suoi pezzi e vedevo chiaramente le immagini create dalle sue parole. Quando l’ho incontrato per la prima volta sembrava di conoscerlo da sempre, si comportava come un fratello maggiore con me. Sapeva che ero uno dei suoi figli artistici. Nel 2011 ho fatto il mio primo live a Roma, suonai allo Zoobar e lui venne a vedere il concerto. A fine live salì sul palco a fare freestyle con Simone (Danno). Inutile spiegare l’emozione che provai quel giorno. David mi ha insegnato come registrare una strofa senza interruzioni, tutta d’un fiato. Mi ha insegnato come rispettare le pause tra una parola e l’altra, mi ha fatto capire come gestire la respirazione in live. Io credo che Primo sia un mito senza gloria, un eroe di guerra senza medaglie. Nessuno gli ha mai dato il posto che merita, il primo!

© Riproduzione riservata