Nel 2023 più di mille persone sono morte sul posto di lavoro, secondo i dati dell’Inail. Per l’esattezza sono state 1.042. Secondo altri criteri – elaborati dal Centro studi del sindacato Cub – sono state 1.485 (e il dato potrebbe ancora essere sottostimato). È una piaga sociale che non sembra destinata a mutare a breve. Anche perché le denunce per infortuni, raccolte sempre l’anno scorso dall’Inail, sono state 585.356. Nel 2022 erano state 697.773.

A questo fenomeno è dedicato l’intervento del musicista Paolo Jannacci e dello scrittore Stefano Massini, con L’uomo nel lampo, nella serata di giovedì a Sanremo. È il racconto inedito ed esemplare di tante vicende simili. Come quella di Luana D’Orazio, l’operaia toscana che aveva solo 21 anni e che è morta, stritolata dall’orditoio, mentre stava lavorando. Secondo le indagini, quel macchinario era stato manomesso per velocizzare il lavoro.

L’uomo nel lampo

Ma questa è una storia che è solo diventata il simbolo di tante altre, che invece scorrono perlopiù nell’anonimato. A loro è dedicato il ricordo di Jannacci e Massini, che prendono ad esempio il racconto di un padre morto che non vedrà crescere il figlio. Ma ora – da una foto appesa in salotto – immaginano che gli parli, come se fosse rimasto fissato per sempre in un lampo.

È la storia di un uomo morto in un’esplosione in fabbrica e del suo bambino che aveva pochi mesi, a simboleggiare tante altre storie che dovrebbero vivere solo nella finzione.

Denuncia sociale

E invece accadono, accadono continuamente, per questo serve parlarne su un palco di Sanremo, l’evento televisivo (e non solo) più importante d’Italia. «La narcosi regna ovunque, l’anestesia è dilagante. Sembra che queste morti non interessino a nessuno», ha detto Massini.

In un festival che ha messo da parte polemiche e messaggi d’attualità, e che ha parlato di lavoro soprattutto in riferimento alle proteste degli agricoltori, questo può diventare il momento massimo di denuncia sociale (se si escludono le invettive di Dargen D’Amico contro la guerra). Massini recita nelle strofe, Jannacci canta nel ritornello.

«Non siamo qui per proclami ma per raccontarvi più o meno in punta di piedi qualcosa che un artista dovrebbe suggerire, dovrebbe essere il suo compito», ha detto Jannacci in conferenza stampa. «Il nostro è una sorta di dialogo che racconta una storia».

«Su questo palco si canta l’amore», ha detto Massini. «Ma non si canta mai dell’amore che tutti noi dovremmo avere per i diritti».

© Riproduzione riservata