Ritorna Rocco Schiavone, si prende la classifica, fa il vuoto sotto di sé. Fa volare il numero delle proprie copie. Come se per lui fosse sempre la vigilia di Natale. È una storia ormai consolidata, ogni libro di Antonio Manzini fa il botto.

Le ossa parlano, Sellerio, è un altro capitolo del grande romanzo del vicequestore Rocco Schiavone, uno dei migliori personaggi creati dal giallo italiano. È un uomo sempre scazzato, scontroso. Pieno di difetti, idiosincrasie, vizi, intransigenze. In bilico tra qualche successo e tanti fallimenti. Cosa che ne fa uno di noi.

La sua fenomenologia è ormai perfettamente codificata: tra le canne, il loden, le Clarks inzuppate nella neve e gli amori faticosi che non decollano mai. Così come la sua geografia tra Roma e Aosta. Come l’antropologia: la fauna del commissariato, fatta di caratteri fissi della commedia di questa famiglia allargata che Manzini è bravissimo a sceneggiare.

Manzini scrive bene e racconta meglio. Schiavone è il vero erede di Montalbano e Manzini di Camilleri. Molto prolifico, è il nostro Georges Simenon. Il giallo, il noir, il crime italiano sono un fenomeno imponente e molto importante dell’industria culturale italiana. Alimentano scrittura, lettura, intrattenimento.

E sono il laboratorio che dà storie all’audiovisivo italiano. In un intreccio virtuoso di libri che si leggono come fossero serie tv. E viceversa. Un vero bingewatching letterario.

Schiavone e Monterossi

Manzini mi ha detto che questo suo ultimo romanzo, l’undicesimo di Schiavone, l’ha scritto contemporaneamente al precedente, Vecchie conoscenze. Che è del 2021, la saga è iniziata nel 2013. Come fossero due puntate da sceneggiare.

Manzini sceneggia anche la serie tv tratta dai suoi libri. Così come ha fatto Alessandro Robecchi per il suo Carlo Monterossi, detective per caso. Sempre di scuola Sellerio. 

Monterossi è uno scazzatissimo autore tv, un altro grande personaggio per i lettori del giallo all’italiana. Che aumenteranno con il Monterossi di Fabrizio Bentivoglio nella serie tv, ora in onda in streaming per Amazon Prime Video. Siamo dentro un noir, intriso di post-modernità milanese pre-Covid tra sushi, bosco verticale, Navigli, periferie, coca e sinti. La trama è ben girata da un regista bravo come Roan Johnson.

Gli altri gialli

Ma non è affare solo di Sellerio. Tutta l’editoria italiana è al lavoro. Mondadori ha ben rilanciato in libreria il suo storico marchio “Il giallo Mondadori”. Qui è uscito in settimana Il francese di Massimo Carlotto, nuova invenzione del più bravo scrittore di hard boliled italiano. In campo ci sono con tanti titoli Einaudi Stile libero, Longanesi, Marsilio, Sem, Rizzoli.

Ora Giunti ha lanciato La stazione di Jacopo De Michelis, quarto assoluto nella classifica della settimana. E pronto per il suo destino di serie. Sono lontani i tempi del Giallo Mondadori in cui gli autori italiani per legittimarsi dovevano nascondersi dietro improbabili onomastiche anglofone. Esattamente come, in un altro ecosistema, accade ora con Erin Doom, giovane autrice emiliana con due libri melò in classifica, che usa questo pseudonimo per rendersi credibile e glam nel frullatore digitale che da Wattpad la fa risuonare su TikTok.

Le ossa parlano

Tornando al primo in classifica, Le ossa parlano, il racconto è questo: in un bosco vicino ad Aosta vengo ritrovati i resti di un bimbo di dieci anni, poche ossa, forse predate dagli animali, che raccontano alla polizia un delitto efferato, una storia di quelle brutte, sporche, che non fanno dormire. Si teme sia stato vittima di un pedofilo.

Tra maestri di scuola, netturbini, sacerdoti. Fra appostamenti e intuizioni la detection si svolge nel mondo del web. Un giovane geniale nerd darà al vicequestore la chiave per la soluzione del caso. Fuori dal genere, in classifica libri ponderosi: Annientare di Michel Houellebecq per la Nave di Teseo, e Verso il paradiso di Hanya Yanagihara per Feltrinelli.

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