C’è distanza fra “noi” e “loro”?

Resistenze e diagnosi consolatorie: il serial killer abita la stessa realtà degli altri

  • Nel suo libro Tutto era cenere. Sull’uccidere seriale, pubblicato da Nottetempo, Simone Sauza segue l’evoluzione della figura del serial killer per comprendere alcuni aspetti della società in cui viviamo tutti. Colloca la loro Golden age americana negli anni Ottanta.
  • Parla della mancanza di soggettività nella ricerca di soggettività del serial killer e il modo in cui il desiderio del serial killer crea relazioni, si rapporta ai momenti storici, si embrica con la violenza.
  • Per quanto perversi possano essere, i serial killer sono consapevoli di quello che fanno, hanno margini di scelta, sono in grado di organizzare e differire i loro progetti, sono capaci di prospettare le conseguenze future dei comportamenti.

Centro clinico di un carcere del sud, pochi anni fa. Aspetto che gli agenti di polizia penitenziaria accompagnino la persona che devo visitare. È un seviziatore di prostitute anziane. È cattivissimo, è violentissimo. Ha un modus operandi da manuale di criminologia. A leggere i giornali, è l’ultimo serial killer arrestato in Italia. Penso due cose: che mi troverò di fronte a una persona dal fascino irresistibile, come Ted Bundy, che dovrò districarmi fra le mille trappole manipolative che potreb

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