Dopo anni e anni di presenza biologica al termine di ciascuna delle sfilate, senza mancarne una. Dopo che ha vagliato fino a ieri ogni dettaglio, ogni sedia o poltrona geometricamente disangolata anche di mezzo centrimetro ai tavoli dei suoi ristoranti o club o negozi in tutto il mondo. Dopo che si è chinato a fare o aggiustare orli per qualunque star o a mettere a posto il trucco di una modella in ogni défilé. Dopo aver aggiustato o modificato microscopici dettagli di ogni campagna che ha mandato fuori nel mondo, sempre e comunque. Beh, stavolta Giorgio Armani non ci sarà.

Convalescenza dopo un’operazione (auguri di pronta guarigione). A 91 anni, è più che giustificato. Ma è un dettaglio, se ci pensate. A differenza delle baraccone che hanno fatto del tutto pieno una ingombrante ed egotica presenza (ovviamente a ragione, ci mancherebbe, si chiama talento strabordante in alcuni casi) per poi lasciare un vuoto siderale immediatamente divorato dalle due/tre idre del capitale assoluto del lusso, Giorgio Armani ha fatto suo il concetto di “satori”, di vuoto che è ricco di profondo significato ed eterna identica eleganza.

Era quasi impossibile distinguere da tre decenni la temporalità delle collezioni, l’eternità dello stile degli interni, la bellezza infinita e senza tempo pienamente rappresentata dalla mostra in corso sui capolavori della linea di alta sartoria Privé ospitata dai Silos, che poi sono di fronte ai quartieri generali con teatro disegnati con mirabile eleganza da Tadao Ando.

Grigi. Grigio. Come il leggendario tailleur di oltre 40, quasi 50 anni fa che iniziò tutto. Un taglio secco, quasi orientale: la trasformazione del revers classico della giacca in segno quasi nipponico che portava la seconda metà del secondo Novecento verso il Futuro. Bastò (e basta) questo - o quasi - per cambiare tutto. E non a caso fu la copertina di Time del 1982. Perché con un colpo solo l’Italia fu proiettata là dove a Olivetti fu impedito di fare.

Dentro il presente avanzato dove era il linguaggio (ovvero la comunicazione, i servizi, il calcolo inteso come linguaggio, i codici binari) il cuore della nostra economia nel mondo, oltre il comparto manifatturiero comunque strabiliante. Lì dentro sta anche l’affermazione di una donna internazionale che siede autorevole (senza scimmiottare la fessa mascolinità di allora, e forse di oggi, ahinoi) sui tavoli del potere finanziario, diplomatico, mediatico.

Una volta compiuto questo clamoroso gesto - in qualche modo fantascientifico - è prevalsa dentro l’operare di Armani una dolcezza morbidissima che si è diffusa anche nello stile maschile, fino ad una sorta di trascendenza che ci portava dentro una quiete profonda. Mai una luce abbagliante ha illuminato la sua vita privata (cosa unica tra i suoi colleghi e colleghe) e così una relazione amicale in pubblico con qualsivoglia celebrity. Mai un segnale dal mercato ha fatto trapelare un’idea di vendita o schema di successione. Solo lui e basta.

Nell’occhio di bue per due secondi alla fine della presentazione certosina del suo lavoro. Sempre lo stesso: t-shirt bianca, golf blu girocollo, pantaloni blu comodi, spesso sneaker bianche. Che ci sia o no, in questi giorni, è e sarà irrilevante. Chapeau.

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