- Nel 1976, in anticipo sul “riflusso” e quel ripiegamento nel privato che caratterizzò la società italiana (e di riflesso, il sistema dei media), Costanzo portò in Rai Bontà loro, l’antesignano dei programmi di parola della tv nazionale.
-
È stato probabilmente uno degli artefici più evidenti della “neotelevisione”, di quella commistione di generi e approcci, di una televisione che cominciava a bastare a sé stessa, a compiacersi dei propri recinti, a solleticare gli istinti più nascosti.
-
Con un passato da ideatore e autore di diversi programmi televisivi e radiofonici, da paroliere di canzoni popolarissime, da sceneggiatore cinematografico (per Pupi Avati, tra gli altri), Costanzo aveva ben chiaro come maneggiare il confronto, decantare le aspettative, affondare in cerca dell’applauso.
La tv come liturgia, la parola come espediente, lo spettacolo come esito assicurato. Maurizio Costanzo, scomparso venerdì all’età di 84 anni, è stato l’espressione più vivida di una televisione costruita sulla reiterazione, sul senso di affidabilità, sulla formula come tecnica espressiva potente, capace di creare abitudine e dispensare certezze nello spettatore. Con il suo stile inconfondibile, talvolta sornione ma efficacemente ironico e mordace, Costanzo può essere considerato il “gran ceri



