- Deve esserci qualcosa che non va, ormai, nel mio gusto d’italiano trasvolato all’estero. A differenza dei miei pari con cui ne ho parlato, che l’hanno detestato o ne hanno riso a crepapelle, io sono rimasto assolutamente incantato da quel carrozzone rutilante di arie d’opera e hit al sintetizzatore anni Ottanta intitolato House of Gucci.
-
Sono i maschi però, prevedibilmente, ad avermi fatto riflettere, fasciati nelle loro sete e cotoni da crepuscolo della guerra fredda e ancora distanti dalla rivoluzione del loro genere operata da Gucci negli ultimi anni.
-
Clicca qui per iscriverti gratuitamente alla newsletter e segui tutti i contenuti di Cose da maschi.
Deve esserci qualcosa che non va, ormai, nel mio gusto d’italiano trasvolato all’estero. A differenza dei miei pari con cui ne ho parlato, che l’hanno detestato o ne hanno riso a crepapelle, io sono rimasto assolutamente incantato, entusiasmato da quel carrozzone rutilante di arie d’opera e hit al sintetizzatore anni Ottanta che Ridley Scott, facendo il verso ai ragazzini hip hop e alle drag queen icone di stile, ha intitolato House of Gucci; il film che mi pare consacrare nell’eternità l’assol



