La cerimonia di premiazione delle pellicole e degli attori italiani. Maura Delpero prima donna a vincere per la miglior regia
Vermiglio di Maura Delpero è il miglior film dell'anno nell'edizione numero 70 dei David di Donatello. La pellicola è la più premiata, porta a casa 7 statuette (tra queste anche miglior sceneggiatura, miglior produttore, miglior casting) e scrive la storia. La regista è la prima donna a vincere il David alla miglior regia.
Record di premi anche per Gloria! di Margherita Vicario e per L'arte della gioia di Valeria Golino. Elio Germano migliore attore per Berlinguer, Tecla Insolia migliore attrice per la trasposizione cinematografica del libro di Goliarda Sapienza. A bocca asciutta Parthenope di Paolo Sorrentino, come anche il film di Cristina Comencini Il tempo che ci vuole.
Una serata, condotta dall'attrice Elena Sofia Ricci e dal cantautore Mika, all'insegna del cinema italiano e non sono. Grande attesa e ovazione per Timothée Chalamet: a Cinecittà, insieme alla fidanzata Kylie Jenner e al padre, per ritirare il David Speciale.
Sul palco dei David, non sono mancati i riferimenti alle guerre. A
partire da Elio Germano. «Dedico il premio a chi lotta per la parità di dignità, che c'è nella Costituzione. Una persona povera deve avere la stessa dignità di una persona ricca e accedere a istruzione e sanità. Così come un italiano e uno straniero e una donna e un uomo.
E, lasciatemelo dire, un palestinese deve avere la stessa dignità di un israeliano», ha detto l'attore nel ricevere il premio. Gli ha fatto eco Francesca Mannocchi, vincitrice del David al Miglior documentario con Lirica Ucraina: «Dedico il premio al mondo che ho raccontato da cui ho imparato che bisogna restare arrabbiati e vivi di fronte al dolore degli altri, alle resistenze di chi sopravvive, perché è più faticoso sopravvivere che morire in guerra».
Ma anche «ai 20mila bambini della striscia di Gaza e a tutti quelli che continuano a morire mentre noi siamo qui a festeggiare questo premio». Una riflessione è arrivata anche da Vicario: «Teniamo alta la barra della speranza e spero che i nostri politici investano nella cultura, nell'arte e nelle sanità e un po' meno nelle armi». Il regista Pupi Avati, infine, sul palco è stato critico nei confronti della senatrice Lucia Borgonzoni, presente in sala, chiedendo «misure concrete» per il cinema italiano.
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