Per un attimo ho pensato che fosse lui. Poi mi sono detta: non può essere lui, è troppo tranquillo per mangiare un gelato in piazza, senza che nessuno lo fermi per una foto. Invece era proprio Mitch, uno dei protagonisti della longeva serie The Modern Family, al secolo Jesse Tyler Ferguson, 3,5 milioni di follower su Instagram per dare una misura.

Succede anche questo all’Umbria Film Festival di Montone, nato 26 anni fa e che oggi, per dirne una, ha come presidente onorario, presente ogni anno, il regista dei Monty Phyton Terry Gilliam. A differenza di Ferguson qui nel borgo le foto di Gilliam sono sparpagliate dappertutto.

Perfino la signora Carla della merceria in piazza Fortebraccio, da cui mi sono rivolta in cerca di calze in preda al freddo – incredibile, qui fa freddo – ne ha una con lui. Qui a Montone non conta se si hanno all’attivo film che passeranno alla storia come L’esercito delle 12 scimmie e Paura e delirio a Las Vegas (opere di Gilliam, ndr): le star apprezzano soprattutto la vita semplice e le chiacchiere fino a tarda notte sul cinema e il vino. Soprattutto il vino.

Ha ammesso di aver detto sì e senza volere nulla in cambio l’attore Stanley Tucci (Il Diavolo veste Prada, Amabili resti, Era mio padre, per dirne alcuni). L’altra sera, tra campane che suonavano a festa e fuochi d’artificio, ha ricevuto le chiavi della porta della città in cui ha vissuto San Francesco. Poi, mentre tutti guardavano sul megaschermo il film Supernova in cui è protagonista con Colin Firth, lui si è volatilizzato col suo entourage per apprezzare la cucina dell’Erba Luna: tagliolini al tartufo e anatra alle ciliege, tutto annaffiato abbondantemente da un Montefalco rosso della cantina Antonelli.

Più la foto ricordo con lo chef Claudio Nobili, che da solo vale il prezzo della visita al borgo. Invece io non mi perdono di aver perso per poche ore Cameron Diaz, a cena con amici all’Antica Osteria, nella piazza dove ho passato gli ultimi tre giorni. Sono tanti gli attori e i registi di Hollywood che frequentano il festival, qualcuno anche solo per respirare l’aria medievale.

L’anno scorso è stato ospite il premio Oscar Thomas Vintemberg ed è rimasto in vacanza. Come lui, hanno fatto il regista Tom Hopper, l’attore Ralph Fiennes, che è tornato per cinque estati di seguito e Ian McKellen, Gandalf ne Il signore degli Anelli. Secondo una beninformata fonte – il figlio di un ristoratore – a cena è stato riconosciuto solo da lui. È lontana anni luce da qui la calca che si è creata, nelle stesse ore, a Roma per l’evento di Valentino in cui Anne Hathaway, protetta da un bodyguard, ripete alla folla «Calma, calma, calma». E poi, per evitare scompigli, la foto non la fa.

Cinema indipendente

Qui in Umbria si guardano le proiezioni di film indipendenti in piazza San Francesco. Con le domande finali del pubblico ai registi. È stato applaudito Toubab di Florian Dietrich, film sulla parabola di un ragazzo di origine africana nato in Germania, che, per evitare l’estradizione nel suo paese di origine, prova a sposare il suo migliore amico. È una commedia, si ride ed è già sul Netflix tedesco; sarebbe interessante averlo anche in Italia.

Tra le perle segnalo anche La Mif del regista svizzero Fred Baillif, che prima di cimentarsi con le immagini è stato assistente sociale in un centro di detenzione giovanile da cui è tratta la storia. Per la scelta dei titoli il merito va alla direzione artistica di Vanessa Strizzi, che, lei non lo dice, durante il resto dell’anno è autrice Rai dei programmi di Corrado Augias.

Altre emozioni sono arrivate dalla sezione Amarcorti curata da Alessia Brunelli. Come il minifilm di Jasmine Trinca, Being My Mom, storia ispirata al rapporto complesso con sua madre, interpretata da Alba Rochwacher. Mentre non c’eri, di Maurizio Rigatti con Lodo Guenzi. E Dans La Nature, corto animato francese, che tratta il tema dell’omosessualità tra gli animali.

Infine, un plauso va anche al fotografo locale Samuele Burattini che l’altra notte dopo le proiezioni, a me e a pochi altri, ha fatto assaggiare un vin santo che contiene lieviti tramandati da generazioni, fermentati nella stessa botte dal 1800. Per ora direi di tenere l’informazione riservata tra di noi, mai che vengano a saperlo gli americani di Hollywood e lo finiscano.

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