Se esistesse ancora la “Partenza Le Mans” chissà cosa si inventerebbe. È vero che i suoi show Valentino Rossi li ha sempre proposti dopo la conclusione della gara e mai prima: ma il solo fatto di vederlo scattare da un lato della pista per raggiungere l’auto parcheggiata sull’altro lato, come è stato fino al 1970 sul circuito della Sarthe, sarebbe stato uno spettacolo indimenticabile. Sia perché “la partenza” è ancora oggi nel bagaglio emotivo degli appassionati uno dei passaggi più emozionanti dell’intero motorsport; sia perché Valentino è colui che ha portato a livelli non pensabili prima lo show nella prestazione sportiva di alto livello.

Nella sua continua rincorsa a restare Valentino Rossi, sta tracciando una strada: come continuare a essere uno sportivo-showman capitalizzando la passione e il credito messo da parte. Scenderà in pista nel week end per la prima volta nella 24 Ore di Le Mans, la corsa più affascinante, alla sua 101esima edizione. Rossi, che sta prendendo parte al Mondiale Endurance, sarà a bordo di una Bmw nella categoria LMGT3, che non è quella costituita dalle Hypercar (la classe regina), ma insomma, va bene lo stesso.

Come funziona

Nella 24 Ore alla guida di ogni vettura si alternano tre piloti: con Vale ci sono Ahmad Al Harty e Maxime Martin. Pesano la capacità di resistenza e di adattamento nonché una concentrazione prolungata nel tempo. Nella MotoGP una corsa dura tre quarti d’ora, la sprint del sabato meno di mezzora. Perché Rossi abbia scelto di continuare a cercare una prestazione e la velocità in una gara che sta agli antipodi rispetto al suo vecchio mondo lo ha spiegato lui stesso: «La moto è più fisica, roba da giovani. Io ho sempre saputo che a un certo punto della mia vita sarei passato alle auto visto che dei punti in comune ci sono: la capacità di frenare al momento giusto, di leggere le traiettorie. E giovane non lo sono più...».

Nutrire il personaggio

Questo è il punto: bisogna che lo spettacolo continui. E chi ha meravigliato il mondo superando Casey Stoner su un tombino al di là dell’asfalto sulla discesa del Cavatappi a Laguna Seca non può concedersi a qualcosa di anonimo o consueto. Quel sorpasso del 2008 è paragonabile ai salti inattesi che Tamberi ha offerto l’altra sera, come la scarpa piena di molle è stata l’evoluzione di tutto l’armamentario che Vale ha proposto dopo le sue innumerevoli vittorie: dai finti vigili urbani che lo multavano per eccesso di velocità ai giri d’onore con la bambola gonfiabile, passando per l’amico travestito da angelo custode o da pollo Osvaldo.

Rossi ha trascorso tutta la sua carriera nutrendo doppiamente il suo personaggio: con le vittorie, certo. Ma soprattutto con quella comicità da bar, a volte fuori registro, che solo lui fra i protagonisti del Motomondiale si poteva permettere. Alberto Tomba stupì il congelato mondo dello sci facendosi passare una tazzina di caffè dal fido Paletta mentre già era al cancelletto di partenza; e chiuse la sua carriera a Bormio sciando in pantaloni corti. Ma la sua trasgressione comica era perlopiù involontaria, scatenata da un eloquio costruito su frasi fatte e poche parole che diventavano slang. Valentino ha portato quella trasgressione a livelli impensabili pianificandola con cura.

Uno così poteva forse percorrere la stessa strada che altri prima di lui avevano più o meno tentato, e cioè perpetuare il proprio personaggio passando in F1? Doveva trovare altro. La F1 Rossi l’ha provata e c’è stato pure un momento in cui la Ferrari era parsa un approdo possibile. Sarebbe stato un azzardo, avrebbe potuto sminuzzare la luminosità del suo passato. È proprio in una gara come Le Mans che può trovare un nuovo palcoscenico: lui irripetibile in una corsa senza eguali. Tamberi studi l’evoluzione di Rossi, ci sarà un momento in cui anche lui dovrà capire come restare Tamberi senza essere ancorato al passato. Vale segna sempre la strada. Quando non c’è la inventa, come il famoso tombino sulla destra di Stoner.


Oggi le stelle più desiderate sono quelle che «vanno oltre il loro sport», così le chiamano nel mondo del marketing e degli sponsor, sono campionesse e campioni in grado di aprire una disciplina a un nuovo mondo, un nuovo mercato.

Sono i fenomeni dello sportainment, metà agonismo e metà spettacolo, quelli che hanno in potenza una docufiction o una serie-tv incorporata, quelli che non vendi solo ai brand di abbigliamento, ma pure a Netflix. Prima che diventasse la regola, l’Italia ha avuto due apripista in Gianmarco Tamberi e Valentino Rossi, entrambi marchigiani, entrambi ancora qua. Il primo ha vinto il titolo europeo di salto in alto, improvvisando una gag, fingendo prima un infortunio e poi di avere delle molle nelle scarpe. Il secondo ha lasciato la MotoGp ma nel week-end porta la sua irriverenza alla 24 Ore di Le Mans.

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