Analizziamo tre episodi recenti, tre fatti apparentemente marginali.

La piazzata della ministra Santanchè in parlamento dimostra che la notizia data dai giornali dell’indagine sul suo conto è giunta troppo tardi, non troppo presto. Santanchè era indagata dall’autunno scorso, anche se non ha ricevuto un avviso. Dopo aver letto su Domani la notizia della sua iscrizione al registro degli indagati, lei non solo afferma che non ne era a conoscenza, ma che è falsa, e fa una requisitoria contro la libera stampa che ha informato della verità. Lei, rappresentante del governo, in una sede istituzionale, invece la negava. Si può dire che non ne sapesse niente? Peggio: in un sistema di collaborazione armonica delle istituzioni, si sarebbero trovati i canali opportuni perché Santanchè non fosse nominata nel governo. Invece lei ha detto che i giornali e la magistratura avevano ordito un'azione ai suoi danni. Nella farsa in parlamento c'è l'occultamento di un dato reale.

Il secondo caso, il testamento di Berlusconi. Non il testamento di una famiglia che svolge un’attività e che giunge al momento fatale dell'assegnazione dei beni agli eredi. È una storia diversa: quella di un colossale conflitto di interessi in cui si intrecciano interesse politico e imprenditoriale, un piccolo gruppo economico indebitato che diventa grande gruppo finanziario. Non solo perché c’è stata l’abilità di qualcuno, ma per il colossale intreccio che ha avuto una copertura non solo da parte del potere ufficiale del momento, ma nello sviluppo successivo, quando a governare sono stati coloro che si dovevano opporre a questo conflitto di interessi. Non è una storia fortunata di imprenditori ma la storia della decadenza del sistema politico degli ultimi trent’anni.

Infine la fuga dalla commissione Clep degli emeriti che dovevano invece dare la benedizione alla grande opera indispensabile alla tenuta della maggioranza di destra, l’autonomia differenziata. Questa storia ci apre una finestra sui cosiddetti esperti, quell’allegra brigata che salta sul carro dei vincitori e che ha una notevole velocità di fuga quando nel carro si apre una crisi. Sono come la procellaria, fuggono e così indicano che c'è un temporale in vista.

Nel piccolo di questi tre fatti si può leggere il grande, cioè la decomposizione dell'intero sistema politico-istituzionale. La libera stampa cerca di fare il suo compito. Ma le forze vive nel sistema politico e civile devono prendere coraggio. Bene ha fatto Elly Schlein ad andare a Ventotene a ricordare chi ebbe il coraggio di lanciare la parola d’ordine di un’Europa come superamento dei conflitti fra gli stati alla vigilia di una guerra.

Ma oggi è tempo di colpire le scorie all’interno della narrazione politica. La grande eredità è anche la storia di una sinistra che si vantò in parlamento di aver sostenuto e difeso quell’impresa, e così ha legittimato quell’intreccio fra politica e affari. Le intelligenze acquisite nelle istituzioni non creano una casta di privilegiati e notabili ma di servitori dello stato il cui prestigio non è dare il benestare alla violazione della Costituzione ma tutelare le istituzioni: o si è benemeriti o si è utili idioti. La sinistra deve riconoscere e rimuovere le proprie scorie. Diversamente avremo una generazione di individui simili a quei giovani contro tutto che hanno messo a soqquadro la Francia, diventando forze eversive senza capacità di costruzione di un mondo nuovo. E la Costituzione sarà una sacra icona, riverita, ma solo nei libri di storia.

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