Il Movimento Cinque stelle cresce più di tutti nei sondaggi: si tratta di una tendenza che probabilmente continuerà anche dopo le elezioni. Gli avversari accusano i grillini di aver causato la caduta di Draghi additandolo come il partito da evitare assolutamente. Si tratta di un errore politico che avrà conseguenze.

Innanzi tutto non si deve dimenticare che l’M5s ha reagito ad una scissione appoggiata da quasi tutti. Chi dimentica che una scissione si paga sempre, dimostra poca capacità politica e poca memoria: l’unica che ha avuto successo in Italia è stata quella del 1921, e forse scarsamente quella di palazzo Barberini del 1947.

Tutte le altre, antiche o recenti, sono naufragate malamente. Vero o no, tutti pensano che gli scissionisti non si sarebbero mai mossi senza l’approvazione del premier e dei maggiori partiti. In ogni caso, appena lo hanno fatto, hanno ricevuto applausi e complimenti generali.

Al di là delle simpatie o preferenze, queste sono cose che in politica creano fratture letali: Giuseppe Conte si è sentito tradito ed è stato costretto a reagire.

Non aspettarselo era miope: mai umiliare un alleato. Ecco perché -spiace constatarlo- lo sbaglio è stato permettere la scissione in quel momento.

Rimasto solo, il M5s si sta ricompattando secondo linee identitarie: ogni attacco – soprattutto quelli del terzo polo – lo rafforza e lo trasforma nel contenitore unico della protesta, dal momento che Fratelli d’Italia viene già dato come partito di governo.

Paradossalmente più si parla della presunta vittoria di Giorgia Meloni e dei suoi possibili ministri (impazzano le liste), e più i grillini salgono: sono rimasti solo loro ad incarnare l’opposizione.

Possono anche giovarsi del reddito di cittadinanza, molto popolare tra gli italiani perché unica norma nazionale contro la povertà.

Infine ci sono due elementi essenziali da considerare: si va alle elezioni dopo una forte pandemia (non del tutto finita) e durante una grande guerra in cui l’Italia è coinvolta: non era mai accaduto prima nella storia repubblicana.

Su questi due elementi l’elettorato reagirà quasi istintivamente, rammentando che il premier che si è trovato ad affrontare la pandemia è stato Conte, impostando la politica che poi è seguita fino ad oggi con poche variazioni (l’unico vero cambiamento logistico-organizzativo lo dobbiamo al generale Figliolo), e resistendo alle ambiguità della destra. Nell’urna l’elettorato sarà anche spinto a riflettere sul discorso pacifista dei M5s, gli unici a parlare della guerra in campagna elettorale (gli altri litigano sulla Russia).

Sappiamo che oltre il 60 per cento degli italiani è contro l’invio di armi e favorevole al negoziato a prescindere, non a causa del gas. A tali temi deve prestare molta attenzione il PD. Innanzi tutto per coprire gli stessi argomenti: meno freddezza sul reddito e più discorso sulla pace cioè sul futuro. E poi per ricucire con l’M5s.

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