Dopo averci raccontato L’arte di essere fragili (e di come Leopardi possa salvarci la vita), Alessandro D’Avenia si prende al primo colpo la classifica con un altro libro che dialoga con un’opera fondante della cultura occidentale: in Resisti, cuore ci narra l’Odissea e l’arte di essere mortali, da Mondadori.
Dalle peripezie di Ulisse al percorso di ogni uomo verso il proprio compimento esistenziale. L’Odissea è un libro madre, proprio come la lingua madre, è capace di generarci. Stiamo nel suo grembo narrativo e lì acquisiamo l’alfabeto con cui leggiamo il mondo e possiamo poi scrivere la trama della nostra vita. D’Avenia ripercorre i ventiquattro canti del poema facendolo risplendere di tutta la sua luce: ci accompagna attraverso l’opera come studioso di Lettere classiche che l’ha eletta a suo principale ambito d’interesse, come insegnante che da anni ne promuove la lettura integrale ad alta voce, e infine come intellettuale abilissimo nell’interpretare lo spirito del tempo.
Odissea: è il titolo del poema epico forse più noto e amato della nostra civiltà ed è anche il termine a cui si ricorre per definire un’esperienza travagliata e, in taluni casi, la vita tout court. Ulisse è un eroe nuovo: avrebbe la possibilità di diventare immortale rimanendo con la bellissima Calipso, ma vuole tornare a Itaca da Penelope e Telemaco, e compiere il proprio destino mortale, paradossale destino di gioia. Proprio perdendo tutto, da re a mendicante, rinasce grazie a chi lo sa riconoscere e amare. Se Achille è l’eroe che sovrasta il mondo, Ulisse ne è invece sovrastato.
Il suo multiforme ingegno scaturisce dalla necessità di difendersi dai colpi della storia. La sua è una vicenda di resistenza, che culmina nei dieci anni necessari per tornare a casa, dopo i dieci trascorsi a combattere una guerra non sua: a quanti è accaduto qualcosa di simile? Se abbiamo perso la gioia della nostra odissea, rileggere l’Odissea è il modo migliore per “fare ritorno”. Allora resistere non è rimanere fermi, ma ri-esistere: nascere. Questa è l’arte di essere mortali.

La speranza africana

Il nostro futuro si giocherà in Africa. Secondo La speranza africana. La terra del futuro concupita, incompresa, sorprendente di Federico Rampini, Mondadori Strade blu. Altra new entry della saggistica. È il baricentro demografico del pianeta: lì si concentrerà la crescita della popolazione in questo secolo, mentre la denatalità avanza altrove. Rampini affronta con un approccio spregiudicato il grande sud globale, guidandoci nella sua riscoperta senza paraocchi, da testimone in presa diretta, attraverso reportage di viaggio e dando la voce a personaggi che fanno la storia.
Del continente gli italiani conoscono solo una narrazione pauperistica e catastrofista. L’Africa è descritta come l’origine della «bomba migratoria» che si abbatterà su di noi. Viene compianta come la vittima di tutti gli appetiti imperialisti e neocoloniali: quelli occidentali o la nuova invasione da parte della Cina. Fa notizia solo come luogo di sciagure e sofferenze: conflitti, siccità e carestie, sfruttamento e saccheggio di risorse, profughi che muoiono attraversando il Mediterraneo.

Contro gli stereotipi s’impone una nuova narrazione. Esiste un protagonismo africano. Sbagliamo quando descriviamo il continente soltanto come «oggetto» di manovre altrui (America, Cina, Russia, Europa).
Senza ricadere nelle illusioni dell’Afro-ottimismo che già si sono accese e spente nei decenni passati, questo saggio è una provocazione contro la pigrizia intellettuale e un antidoto contro le lobby che usano l’Africa per i propri scopi. Il nostro sguardo deve cambiare perché lo sguardo degli africani su se stessi sta cambiando. Fallito il modello degli aiuti, fallite le dittature e gli statalismi, mentre c’è chi tenta di importarvi il «modello asiatico», noi europei dobbiamo uscire dalla nostra passività.

Cipolletta presidente degli editori

Innocenzo Cipolletta è il nuovo presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), l’associazione degli editori che pubblicano libri, riviste scientifiche e prodotti dell’editoria digitale. Lo ha eletto il 28 settembre, l’assemblea degli editori, riunita a Milano.

Innocenzo Cipolletta è membro del Cda della casa editrice Laterza e presidente di Confindustria Cultura Italia.

La crescita del livello culturale e degli indici di lettura degli italiani saranno al centro del suo mandato: «Proseguiremo incessantemente il dialogo con il governo, azione in cui sarà fondamentale la capacità di coesione dell’intera filiera del libro, dagli editori alle librerie, dagli autori alle biblioteche. Serve una politica industriale per la cultura e questo non è un ossimoro. Una politica industriale per la cultura dovrà necessariamente avere un impatto rilevante sui processi di innovazione, dall’intelligenza artificiale, con tutte le problematiche ad essa connesse, alle piattaforme per la didattica, alla tutela e gestione del diritto d’autore». 

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