Avrei voluto fare un brindisi al certificato Europeo di genitorialità, «che varrà per tutte le famiglie di ogni stato dell’Ue, indipendentemente da come sono stati concepiti i bambini».

E avrei voluto partecipare alla festa di Natale organizzata dal mio amico Eugenio Scotto sotto casa mia, al RedRoom, per bere un paio di gin tonic. Invece sono rimasta tutta la sera sul divano a guardare le notifiche di Threads, il nuovo social ideato da Mark Zuckerberg in concorrenza con X di Elon Musk. «Praticamente è Twitter, ma con la gente di Instagram», ha commentato uno.

Non ho ancora capito se mi piace o no, e se la funzione dei vocali sarà la svolta o la nostra rovina, e sento già odore di querele: «È stato un hacker, la mia voce l’ha creata l’intelligenza artificiale Vostronore». Come un flato lasciato sotto la prima frase di Giorgia Meloni, che mi ha fatto ridere perfino davanti al conto del dentista. Senza dubbio più rovina.

I segreti del talent scout

Tre giorni fa il mio viaggio con Alessia in montagna, a Sankt Moritz, era iniziato per fuggire alle feste prenatalizie, ma ora questo social è un colpo basso.

«Non puoi fuggire da te stesso», cantava Bob Marley, e forse solo lui ora potrebbe aiutarmi. Di certo lo chef Samuel Carugati del ristorante Krone, che ha preso la sua prima stella Michelin a 25 anni, se fosse schiavo dei social come me non sarebbe neppure a fare i cappuccini al bar della stazione, mi ripeto mentre guardo chi sono i miei nuovi seguaci e sale l’ansia da prestazione. Scrivo qualcosa sul maestro Peppe Vessicchio che tira sempre? Mi cimento in un vocale sexy? O do in anteprima una notizia su una popstar internazionale? Ma non posso, l’altra sera ho fatto una promessa.

Alla festa di Artist First da IT Milano, sebbene al bancone ci fosse la mia passione adolescenziale Francesco Sarcina – al punto che anni fa l’ho intervistato e ho perso tutta la registrazione  ho passato il mio tempo col talent scout musicale Charlie Rapino, di casa a Londra, che senza troppo clamore sta producendo serie di successo su Netflix. Quando ho saputo che è stato lui a chiudere quella su Robbie Williams l’ho travolto di domande. Anche se poi è stato un altro a dirmi che la popstar ha detto sì per 4 milioni di euro.

Il grembiule di MasterChef

Quest’anno, forse per evitare i ricicli, più aziende hanno deciso di personalizzare i regali scrivendoci sopra il nome del destinatario. Io ho già ricevuto una candela, una tazza, una valigia e anche il grembiule di MasterChef con ricamato il mio nome.

Un insulto a chi ha velleità da cuoco mentre io l’altro giorno a Sankt Moritz, al bar del Grace, facevo sapere al critico gastronomico Paolo Marchi che tra i miei piatti preferiti c’è il Club Sandwich. «In alternativa anche sui toast posso dare consigli», mi vantavo mentre lui mi guardava interessato, penso più per il coraggio.

Tra gli spunti che copierò da lui c’è chiedere al cameriere «acqua di rubinetto fredda». E continuare con la mia vecchia passione per il ghiaccio giapponese Hoshizaki.

«Alla Langosteria, di fianco al mio tavolo, c’era una coppia di stranieri che mangiava col cucchiaio dosi abbondanti di caviale, ma poi beveva vodka con un tipo di ghiaccio che annacquava il drink», raccontava l’esperto. In macchina, sulla strada del rientro, l’ho poi informato dello scrub fatto alla Spa del Grace, «tra i migliori della mia vita».

Al che lui ha rilanciato spiegando di aver ricevuto un cuscino studiato per la cervicale. A quel punto io non ho avuto il coraggio di dirgli che per errore, a mezzanotte, ho lanciato una richiesta sull’iPad dell’efficiente hotel a cinque stelle, e dopo pochi minuti ha bussato un inserviente in giacca con due cuscini aromatizzati.

Credo di aver perso la sua stima del tutto quando gli ho raccontato dei macachi da salvare, usati per gli esperimenti nelle università, su cui io ed Elisabetta Canalis abbiamo dibattuto l’altra sera su Instagram. Tanto che mentre parlavo, si è addormentato. Speriamo che non si venga a sapere su Threads.

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