Tra le nuove tecniche didattiche che gli insegnanti adottano sempre più spesso a scuola c’è quella del debate, un dibattito organizzato e qualificato tra singoli o gruppi di studenti che si sfidano nell’argomentare su una questione divisiva spesso di carattere politico o su un grande tema di morale pubblica: l’obbligo vaccinale, il diritto all’aborto, l’eutanasia.

È una pratica invalsa nei sistemi scolastici anglosassoni, ed è sicuramente uno dei modi migliori per imparare la dialettica democratica, antidoto all’opinionismo e alla confusione che spesso associamo al dibattito pubblico, maleducati come siamo da anni di talk show in cui discutere è sinonimo di cagnara.

Quello che accade poco a scuola – non è facile prepararlo per noi docenti – è un modello di debate, o di dibattito organizzato che parta da quei casi di cronaca che si sono mostrati particolarmente divisivi, che hanno polarizzato in modo intenso ma anche paradigmatico il dibattito pubblico. Quando accade però, il risultato è esaltante.

Il caso Rubiales

Qualche settimana fa mi è capitato di proporre in classe un dibattito sul caso Rubiales, il dirigente sportivo spagnolo accusato da Jennifer Hermoso, una delle calciatrici più importanti della nazionale femminile, di averle dato un bacio senza consenso durante la cerimonia di premiazione dei Mondiali che la Spagna ha vinto giocando un calcio fantastico. In classe pochissimi avevano sentito la notizia, e quei pochissimi l’avevano seguita in modo vago.

Questo ci ha fatto riflettere non soltanto sulla bolla informativa (spesso non-informativa) in cui sono immersi gli studenti – i luoghi su cui si informano non sono praticamente mai direttamente i giornali, che siano cartacei o online non fa differenza, ma Instagram e TikTok, e spesso il telegiornale che la sera guardano in famiglia – ma anche sulla pochissima attenzione che a questo caso hanno dedicato i media italiani, con rare eccezioni, su tutte quella del Post. Il caso Rubiales sì è arrivato sulle pagine dei giornali, ma è rimasto al centro del dibattito per un giorno o due, mentre in Spagna si è sviluppato in modo davvero significativo per più di un mese, diventando uno dei case study più coinvolgenti da osservare per ragionare insieme del rapporto tra sport, politica, informazione, social. La questione originaria molto semplice – quel bacio era legittimo, era sanzionabile? – ne porta una immediatamente conseguente – se illegittimo, la sanzione di Rubiales quale dev’essere?

Ho potuto condividere con la classe tutti i momenti salienti di questo caso: la scena del bacio in diretta, la dichiarazione di Hermoso, le scuse pubbliche e poi la ritrattazione di Rubiales, la richiesta pubblica di sue dimissioni da parte di un numero estesissimo di calciatrici (e poi calciatori), eccetera. Quello che è stato interessantissimo nella discussione in classe è come le molte posizioni espresse sui media si sono riprodotte in scala esattamente con le argomentazioni corrispondenti: “questo caso è stato gonfiato dai media” vs “questo caso è importante”, “l’ha baciata in un momento di euforia” vs “se lei non voleva, non voleva”, “è esagerato chiedere le dimissioni” vs “doveva dimettersi subito”. Accompagnati a trovare parole e tempo per argomentare, nel rispondere nel merito delle questioni sollevate (evitando fallacie, sovrapposizioni, benaltrismi), gli studenti sono capaci di prendere parola in modo sorprendentemente efficace. Su 24 hanno voluto intervenire in 15.

Ma c’è un dato che è stato evidente da subito in questo debate: la divisione di genere, non diversamente da quello che si è verificato nel mondo degli adulti. Una linea netta ha separato i maschi dalle femmine. Chi ha a che fare con gli adolescenti sa bene come le convinzioni sul consenso siano spesso in contrasto: i ragazzi sottovalutano questo nodo importante delle relazioni, mentre sempre di più le ragazze non soltanto hanno le idee molto più chiare, ma le sanno anche articolare in quella che davvero potremmo chiamare un’educazione tra pari.

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