È da diverso tempo che penso a quanto il mondo della letteratura sia ormai un rifugio per “pochi eletti”, soprattutto tra i giovani. Non perché gli argomenti trattati nelle diverse produzioni siano eccessivamente complessi, anzi (oggigiorno vengono stampati libri di una banalità disarmante), quanto piuttosto si è totalmente perso l’interesse per il libro in sé e per sé.

Le biblioteche non sono più luoghi affollati, le librerie sono trattate quasi alla stregua dei negozi per idee regalo, e spesso relegate alla ricerca dei presenti per i più piccoli. Eppure, gli spunti ci sono e sono tutt’altro che pochi.
Libri di tutti i generi con contenuti davvero intriganti, storie ben tessute ed articolate, scritte come si deve, con frasi e periodi ben studiati. Oltre ai grandi classici, esistono intere schiere di tomi e testi che valgono la pena di essere almeno sfogliati. Ne esistono di qualsiasi genere ed argomento, brevi o interminabili, ingombranti e tascabili.

Ma allora perché si è tanto restii all’abbandonarsi in quel mare di parole? Essere abbracciati da un mondo tutto nuovo, simile o dissimile che sia da quello reale.

Leggere permette di affacciarsi nuove situazioni, conoscere nuovi modi di pensare ed interagire con il mondo, scoprire nuovi nessi di causa ed effetto cui magari non si aveva mai fatto caso, conoscere nuove culture ed usanze, e moltissimo altro ancora.

Antonio Manzini, con “il suo” Rocco Schiavone, è riuscito a creare un interessantissimo ed avvincente universo con cui, a mio parere, tutti dovrebbero entrare in contatto almeno una volta. La nostra penisola è costellata di veri e propri artisti della penna, come non citare ad esempio Andrea Camilleri (che ci ha lasciato due anni fa, e già mi sembra passato un secolo) per restare sullo stesso genere, seppur in tutt’altri luoghi.

Nelle scuole, secondo il mio modesto punto di vista, si dà ancora poco risalto alla lettura personale a puro scopo ricreativo.
Raccontare quanto si è scoperto e vissuto tra le pagine delle proprie opere preferite, genererebbe uno stimolo interessante al mettersi in gioco e ad ampliare i propri limiti, ampliare i propri gusti (sia letterari che non) o anche i propri orizzonti, in generale.

Organizzare dei veri e propri “club del libro” interni al plesso scolastico che possano aiutare le nuove generazioni a coltivare questo metodo di evasione potrebbe essere un inizio, quantomeno, per questa necessaria “rivoluzione”.
Un'altra interessante opzione per stimolare i ragazzi alla lettura, sarebbe quella di proporre un “incontro con l’autore”, ove possibile, per far si che sia l’autore del libro stesso a promuovere le proprie opere, riuscendo a trasporre al meglio il messaggio delle stesse.

Se uno sciopero può congelare “il mondo dei libri”, allora, dobbiamo lottare affinché situazioni come questa non avvengano di nuovo, o peggio, che si espandano a macchia d’olio anche ad altre categorie legate al settore.


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